Il Vesuvio continua a bruciare. Le immagini di fiamme altissime che divorano un fianco del vulcano più famoso al mondo hanno fatto il giro dell’Italia, riaccendendo la memoria dell’estate 2017, quando un incendio di proporzioni simili devastò il Parco nazionale.
Da oltre 24 ore un rogo di vastissime dimensioni, alimentato dal vento e dalle alte temperature, sta consumando boschi, macchia mediterranea, vigneti e aree di pregio turistico, minacciando i comuni dell’area vesuviana. Secondo le stime, il fronte di fuoco si estende per circa tre chilometri, con oltre 500 ettari già ridotti in cenere.
L’allarme di Legambiente: «Serve una mobilitazione civile immediata»
«Fate presto» è l’appello accorato di Mariateresa Imparato e Stefano Ciafani, rispettivamente presidente regionale e nazionale di Legambiente.
In una nota, i vertici dell’associazione hanno parlato senza mezzi termini di “mattanza ambientale” e di danni «incalcolabili e inestimabili» per la biodiversità e l’economia locale.
Legambiente chiede un “fronte di civiltà comune” tra istituzioni e cittadini, sottolineando come il protrarsi dell’incendio renda necessaria una mobilitazione immediata dell’intera filiera politica e istituzionale.
De Luca: «Serve l’Esercito». Musumeci firma la mobilitazione straordinaria
Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha formalmente richiesto al governo lo stato di mobilitazione nazionale della Protezione civile, invocando anche l’impiego dell’Esercito.
L’appello è stato raccolto dal ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, che in serata ha annunciato il decreto per la mobilitazione straordinaria del Servizio nazionale: «Così – ha spiegato – garantiamo il coordinamento nazionale e l’invio di uomini e mezzi anche da altre regioni».
Sul campo, per tutta la giornata, hanno operato sei Canadair della flotta nazionale e quattro elicotteri regionali, affiancati da oltre cento unità tra vigili del fuoco, volontari e forze dell’ordine. Un impegno massiccio che ha evitato danni ancora più gravi, ma la situazione resta critica.
Terzigno, notte di paura: «Il vento ha cambiato direzione verso le case»
L’epicentro dell’incendio è nel comune di Terzigno, dove centinaia di persone hanno trascorso la notte all’aperto per precauzione. Il sindaco Francesco Ranieri racconta ore di angoscia: «All’inizio il vento spingeva le fiamme verso l’alto, poi improvvisamente si è diretto verso le abitazioni.
Abbiamo avuto paura, ma l’intervento tempestivo a terra ha evitato il peggio. Non c’è stata necessità di evacuare, ma la distanza dalle case era di pochi chilometri».
La colonna di fumo è visibile da Pompei a Napoli, mentre frammenti di cenere si sono depositati su tetti e strade in gran parte dell’area vesuviana.
Sospetti di origine dolosa e accuse per ritardi nei soccorsi
Secondo diversi sindaci e residenti, nella pineta di Terzigno si sarebbero verificati piccoli incendi nei giorni scorsi, segnalati ma non affrontati con decisione. Complici il vento e il caldo, le fiamme si sarebbero poi estese fino a diventare incontrollabili.
Il parallelo con il 2017 è inevitabile: allora le indagini accertarono l’origine dolosa del disastro. Anche oggi, le autorità non escludono questa pista.
Restrizioni e misure d’emergenza
Tutti i sentieri turistici e gli accessi alla sommità del Vesuvio sono stati chiusi. È stato chiesto all’Esercito di supportare le polizie locali sia per la gestione della viabilità, sia per il rifornimento delle autobotti e lo scavo di trincee tagliafuoco.
Il prefetto di NapoliMichele di Bari ha attivato il Centro di coordinamento soccorsi e riunito il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, recandosi poi sul posto. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin segue la crisi in costante contatto con il presidente del Parco nazionale del Vesuvio, Raffaele De Luca.
Prossime ore decisive
Le previsioni meteo per la Campania parlano di nuove ondate di calore nei prossimi giorni. Un peggioramento delle condizioni climatiche che potrebbe ostacolare le operazioni di spegnimento e mettere a rischio ulteriori aree.
La corsa contro il tempo continua. E il grido di Legambiente – «Fate presto» – resta il filo conduttore di una giornata in cui il Vesuvio ha ricordato, ancora una volta, la fragilità del suo equilibrio naturale.
Articolo pubblicato da Giuseppe Del Gaudio il giorno 9 Agosto 2025 - 22:13
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