Incendio divampato nel Parco nazionale. L’esercito in campo, ma le polemiche non si spengono
napoli – Il Vesuvio brucia ancora. L’incendio, divampato ieri in una vasta area del Parco Nazionale, continua a divorare ettari di vegetazione, mentre sul fronte delle operazioni di spegnimento si registrano ritardi che hanno fatto storcere il naso a più di un amministratore locale.
Solo nelle ultime ore, dopo le richieste d’intervento, è arrivato anche l’Esercito, chiamato a integrare il lavoro di Protezione civile campana, volontari e Vigili del fuoco.
Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, sta seguendo personalmente l’evolversi della situazione e il coordinamento dei soccorsi. L’Esercito ha messo a disposizione uomini e tre autobotti da 8.000 litri ciascuna.
Sul fronte aereo, la macchina dei soccorsi è stata potenziata: ai quattro canadair già operativi se ne sono aggiunti altri due della flotta nazionale, oltre a quattro elicotteri regionali. In totale, dieci velivoli sorvolano l’area vesuviana. Ma le alte temperature e il vento teso complicano il lavoro delle squadre a terra.
Emergenza a macchia di leopardo
Il Vesuvio non è l’unico fronte aperto. In contemporanea, la Protezione civile regionale è impegnata a Mercato San Severino (Salerno) e a Frasso Telesino (Benevento) con altri due mezzi aerei. Il bilancio della giornata di ieri in Campania è allarmante: oltre 50 incendi boschivi, una media che conferma la vulnerabilità cronica del territorio.
Dolo o imperizia?
Sulle cause dell’incendio, i sospetti sono pesanti. «Le origini dolose o l’imperizia di qualcuno sono sicuramente al primo posto nelle ipotesi», afferma Gioacchino Madonna, sindaco di Massa di Somma e presidente della Comunità dei sindaci del Parco Nazionale del Vesuvio.
«Le immagini che vediamo lasciano presagire un disastro anche sul fronte della biodiversità», aggiunge, ricordando che il sistema di videosorveglianza attivo nel Parco potrebbe fornire elementi utili alle indagini.
Le criticità nella gestione
L’emergenza in corso ripropone la domanda che ciclicamente ritorna ad ogni estate: perché, in una delle aree più fragili e a rischio della Campania, si arriva sempre in ritardo nella risposta operativa? Gli incendi vesuviani sono un fenomeno ricorrente e largamente prevedibile, eppure il dispiegamento di mezzi aerei e l’arrivo dell’Esercito sono avvenuti solo quando le fiamme avevano già raggiunto dimensioni preoccupanti.
Intanto, mentre la macchina dei soccorsi lavora senza sosta, resta il timore che, anche quando le fiamme saranno spente, il bilancio ambientale e paesaggistico del Vesuvio lasci un segno profondo e difficile da rimarginare.
Articolo pubblicato da A. Carlino il giorno 9 Agosto 2025 - 14:46
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