Frode al fisco in pizzeria a Pomigliano d'Arco
Dietro le apparenze di una normale attività di ristorazione, si nascondeva una doppia frode: due persone sono state scoperte a lavorare in nero in una pizzeria di Pomigliano d’Arco, pur percependo regolarmente l’indennità di disoccupazione e la pensione.
Ma il caso, per le autorità, non è soltanto l’ennesimo episodio di lavoro sommerso. Si tratta di una vera e propria truffa ai danni dello Stato.
È quanto emerso dai controlli condotti il 1° agosto dall’Ispettorato del Lavoro, in collaborazione con la polizia municipale, in diversi esercizi commerciali del comune alle porte di Napoli.
A finire nel mirino degli ispettori un 26enne di Sant’Antimo, risultato beneficiario della Naspi, e una 74enne di Sant’Anastasia, regolarmente pensionata. Entrambi lavoravano senza contratto in una nota pizzeria della zona, in piena violazione delle norme sul lavoro e sull’accesso ai benefici assistenziali.
I due sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per indebita percezione di erogazioni pubbliche. Una vicenda che apre interrogativi più profondi su un sistema che, da semplice sommerso, rischia di configurarsi come meccanismo strutturato di elusione e truffa, con complicità più o meno dirette da parte dei datori di lavoro
. Il danno non è solo economico, ma sociale: sottrae risorse pubbliche e mina la fiducia nelle istituzioni, alimentando una concorrenza sleale che penalizza le imprese oneste e chi rispetta le regole.
Nel corso della stessa operazione sono stati scoperti oltre dieci lavoratori in nero in diverse attività tra cui, oltre alla pizzeria, anche un centro estetico e un negozio di abbigliamento. A queste attività è stata disposta la sospensione immediata. Le sanzioni amministrative ammontano a circa 38.000 euro.
Tra i lavoratori irregolari identificati figura anche un cittadino straniero senza permesso di soggiorno, già noto alle forze dell’ordine per essere stato denunciato mesi fa per macellazione abusiva di cinghiali in un edificio privato di Pomigliano.
Oltre alle violazioni sul fronte del lavoro, durante i controlli sono emersi anche abusi edilizi in alcuni locali adibiti ad attività commerciali. Strutture modificate senza autorizzazioni, spesso per aumentare spazi destinati alla produzione o al servizio, in violazione delle normative urbanistiche e di sicurezza.
I dati confermano un trend preoccupante: in troppi casi, il lavoro nero non è solo frutto di necessità o superficialità, ma parte di strategie deliberate per aggirare le leggi, sfruttare la manodopera e incassare benefit pubblici non dovuti.
La presenza di beneficiari di Naspi e pensionati impiegati in nero, spesso con la complicità dei datori di lavoro, rappresenta una doppia beffa per lo Stato e per i cittadini che rispettano le regole.
Serve, ora più che mai, una stretta non solo nei controlli, ma anche nella trasparenza e digitalizzazione dei rapporti di lavoro, nella tracciabilità dei contratti e nell’incrocio sistematico delle banche dati tra INPS, Agenzia delle Entrate e Ispettorato del Lavoro.
Perché quando si ruba al lavoro e allo Stato, non si parla più solo di irregolarità: si parla di truffa. E va trattata come tale.
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