Politano esalta il Napoli più forte di sempre
Castel di Sangro – Il sole d’agosto scalda il ritiro del Napoli a Castel di Sangro, ma a infiammare i cuori dei tifosi ci pensano le parole di Matteo Politano, che ai microfoni di Sky Sport lancia un messaggio chiaro.
“Potenzialmente, questo è il Napoli più forte”. Parole pesanti come il Vesuvio, che accendono l’entusiasmo di una piazza già in fibrillazione per l’arrivo di un fuoriclasse come Kevin De Bruyne e per il ritorno di Antonio Conte, il condottiero che sembra nato per risvegliare gli animi partenopei.
Ma, come ogni napoletano sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il campo. E il campo, si sa, non mente mai.Politano, con il suo solito fare da ragazzo della porta accanto, non nasconde l’euforia per il nuovo corso azzurro.
“Ha portato grande entusiasmo e un nuovo stile di gioco. È silenzioso, ma è molto simpatico, in campo è veramente un campione assoluto, ma anche fuori”, dice di De Bruyne, il colpo da maestro di De Laurentiis che ha fatto sobbalzare dalla sedia anche i tifosi più scettici. E come dargli torto?
Uno come Kevin, con quel piede che dipinge calcio e una visione di gioco che sembra venire da un altro pianeta, è il tipo di acquisto che fa sognare in grande. Ma, attenzione, il rischio di montarsi la testa è dietro l’angolo.
Il Napoli degli ultimi anni ci ha insegnato che l’entusiasmo è un’arma a doppio taglio: ti porta in paradiso, ma può anche farti scivolare se non lo sostieni con i fatti.E poi c’è il capitolo dei nuovi arrivi.
Politano non lesina elogi per Lorenzo Lucca, il gigante che sembra un Lukaku 2.0: “Ha struttura, stazza, tiene su la squadra, è simile a Lukaku ed entrambi sono importantissimi per il nostro calcio”.
Qui, però, permettetemi una nota di prudenza da tifoso che ne ha viste tante. Lucca sarà anche un armadio a tre ante, ma il calcio di Conte richiede sacrificio e intelligenza tattica, non solo chili e centimetri.
E Lukaku? Beh, Romelu è una garanzia, ma guai a pensare che basti il suo nome per vincere. Serve fame, quella che Conte sta cercando di instillare a suon di allenamenti massacranti.
“Il mister è sempre uguale, carico a pallettoni, ci fa fare tanta corsa, tanti allenamenti, sta bene ed è sereno”, racconta Politano con un misto di ammirazione e, forse, un pizzico di timore. Perché Conte non è solo un allenatore: è un martello pneumatico che non ti lascia respirare, ma che sa come trasformare un gruppo in una macchina da guerra.
Il punto, però, è questo: il Napoli sarà anche “potenzialmente” il più forte di sempre, ma il potenziale non porta scudetti. Due tricolori in tre anni sono un bottino che fa gonfiare il petto, ma il passato non segna gol. La Champions, il ritorno nella competizione che fa brillare gli occhi ai tifosi, è una prova del nove.
“Abbiamo un organico che può giocarsela con tutti”, dice Politano. E qui, da cronista e tifoso, non posso che annuire. La rosa è un mix di talento puro (De Bruyne, Noa Lang), fisicità (Lukaku, Lucca) e leadership (Di Lorenzo).
Ma il calcio non è una somma algebrica: serve amalgama, serve identità. E serve, soprattutto, non ripetere gli errori di quelle stagioni in cui il Napoli si è sciolto come neve al sole dopo un avvio promettente.Un pensiero va anche alla dirigenza.
De Laurentiis ha fatto un mercato da applausi, ma non dimentichiamo che il presidente ha il vizio di voler controllare tutto, a volte pure troppo. Conte è uno che non le manda a dire: se ADL inizierà a mettere becco negli spogliatoi, il rischio di scintille è alto. E noi tifosi, che viviamo di pane e pallone, non vogliamo rivivere i drammi delle gestioni passate, con allenatori spremuti e spogliatoi in subbuglio.
Domani c’è il test contro il Brest, un’amichevole che vale più di un semplice allenamento. Sarà l’occasione per vedere se questo Napoli è davvero pronto a fare il salto di qualità o se, per ora, siamo solo ubriachi di sogni.
Politano ci crede, Conte ci crede, i tifosi ci credono. Ma il calcio, come la vita a Napoli, è una questione di cuore e di sacrificio. E allora, forza ragazzi: fateci sognare, ma con i piedi per terra. Perché, come diciamo sotto il Vesuvio, “’a palla è rotonda, ma ‘a fatica è tanta”.
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