Santa Maria Capua Vetere – Un nuovo episodio di violenza ha scosso ieri la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, dove un gruppo di detenuti ha aggredito violentemente il personale di Polizia Penitenziaria.

La protesta, scatenata dal malore di un recluso e dal ritardo nell’arrivo dei soccorsi medici, riaccende i riflettori sulle critiche condizioni di sicurezza in cui operano gli agenti.

Secondo le prime ricostruzioni, la tensione sarebbe montata rapidamente dopo che un detenuto aveva accusato un malore. Il ritardo nell’intervento sanitario avrebbe fatto esplodere la rabbia di un gruppo di reclusi, sfociata in un’aggressione fisica contro gli agenti presenti.

Un copione purtroppo già visto in quello che rappresenta l’ultimo di una lunga serie di episodi violenti registrati nelle carceri italiane.

La protesta del sindacato

A scendere in campo è il CON.SI.PE., il sindacato della Polizia Penitenziaria, che attraverso le parole del Segretario Nazionale Francesco De Curtis non usa mezzi termini:
«È intollerabile che il nostro personale continui a pagare per inefficienze che non dipendono da loro – tuona De Curtis – Quando la sicurezza penitenziaria poggia solo sulla fisicità degli operatori, senza adeguati rinforzi e strumenti, il sistema è destinato al collasso».

Il Vicepresidente Luigi Castaldo e il Dirigente Nazionale Vincenzo Santoriello rincarano la dose: «Come è possibile che la Polizia Penitenziaria sia l’unico Corpo dello Stato a non essere dotato di Taser? Dopo centinaia di aggressioni solo quest’anno, continuare a negarci strumenti di difesa adeguati è una follia».

Il sindacato esprime piena solidarietà agli agenti coinvolti, con l’auspicio di una pronta guarigione, ma al tempo stesso lancia un accorato appello alle istituzioni:
«Basta promesse – conclude De Curtis – servono fatti concreti per restituire dignità e sicurezza a chi ogni giorno garantisce l’ordine nelle nostre carceri».

L’episodio riapre il dibattito sulle condizioni del sistema penitenziario italiano, stretto tra carenza di personale, strutture obsolete e un preoccupante aumento degli episodi di violenza. Mentre si attendono sviluppi sull’accaduto, una domanda rimane sospesa: quanto ancora dovrà aspettare la Polizia Penitenziaria per vedere riconosciute le proprie esigenze di sicurezza?

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Articolo pubblicato da Gustavo Gentile il giorno 17 Agosto 2025 - 14:37