Milano– Una storia di amore, malattia e disperazione finita nel sangue. Nella notte di Ferragosto, in un appartamento popolare di via Pomposa, quartiere Corvetto, Nunzia Antonia Mancini, 64 anni, ha soffocato con un cuscino il compagno di una vita, Vincenzo Ferrigno, 73 anni, originario di Napoli.

Prima aveva tentato di ucciderlo con diverse coltellate, poi, non riuscendoci, ha preso un cuscino e lo ha premuto sul volto dell’uomo fino a togliergli l’ultimo respiro.

 Ha cercato di accoltellarlo a letto e poi lo ha soffocato con un cuscino

Subito dopo ha chiamato la polizia. “Non ce la facevo più a prendermi cura di lui”, avrebbe detto agli agenti accorsi nell’abitazione. Ferrigno, ex edicolante del quartiere, era da tempo gravemente malato: un ictus lo aveva reso invalido, altri episodi avevano aggravato la sua condizione fino a renderlo completamente non autosufficiente, costretto a letto e bisognoso di assistenza continua.

Un peso enorme, che la donna aveva portato quasi da sola, senza parenti vicini e con difficoltà economiche crescenti. Lei stessa non godeva di buona salute. La notte del 15 agosto, in una Milano svuotata e afosa, quella solitudine e quel senso di impotenza sarebbero esplosi, trasformandosi in un gesto estremo.

L’uomo era stato colpito da un ictus che lo aveva menomato

La scena trovata dagli agenti dell’Ufficio prevenzione generale è stata quella di un letto intriso di sangue, il corpo senza vita di Ferrigno e una donna lucida, ma distrutta, che davanti al pm di turno, Maria Cristina Ria, ha ricostruito con lucidità il calvario degli ultimi tre anni. Mancini è stata arrestata con l’accusa di omicidio e portata a San Vittore.

Quello di Milano non è un caso isolato. Negli ultimi mesi, in Lombardia, si sono moltiplicati episodi simili, specchio di una disperazione che colpisce famiglie fragili e lasciate sole. A Parabiago, pochi giorni fa, un uomo di 79 anni ha tentato di uccidere la moglie malata con un taglierino e poi si è tolto la vita gettandosi dal quarto piano.

A fine luglio, a Castiraga Vidardo, nel Lodigiano, un 83enne ha soffocato la moglie, da tempo costretta in sedia a rotelle, sostenendo che fosse stata lei a chiederglielo.

Storie diverse, stesso copione: coppie anziane, malattie croniche, assenza di sostegno. Fino al gesto irreversibile. Il dramma non è solo quello di chi muore, ma anche di chi resta, consumato da un dolore troppo grande da portare.

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Articolo pubblicato da Giuseppe Del Gaudio il giorno 16 Agosto 2025 - 18:25