Melito – Resta in carcere Roberto Marchese, il 21enne accusato dell’omicidio di Ciro Luongo, vice ispettore della Polizia di Stato e compagno di sua madre. Il giovane ha confessato di aver “perso la testa” e di aver colpito con un coltello al culmine di una lite furiosa, avvenuta lunedì scorso nell’abitazione di Melito.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Giovanna Gallo, dopo aver ascoltato la confessione resa davanti al pm Cesare Sirignano, non ha convalidato il fermo disposto dalla Squadra Mobile, ma ha comunque emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ritenendo sussistente il rischio di reiterazione del reato.

La competenza territoriale spetta però al Tribunale di Napoli Nord, che dovrà rivalutare il provvedimento nei prossimi giorni.

La confessione e l’intercettazione

“Ho perso la testa e ho preso il coltello”, ha dichiarato Marchese al magistrato, sostenendo di aver agito d’impeto dopo anni di rapporti difficili con il patrigno, che – a suo dire – lo avrebbe trattato con durezza.

Un racconto confermato anche da un’intercettazione ambientale negli uffici della Questura di via Medina: il figlio dodicenne che Luongo aveva avuto dalla compagna, fratellastro dell’indagato, parlando con una zia e ignaro della presenza di microspie, ha ricostruito la dinamica dell’aggressione.

La lite sarebbe esplosa per la momentanea fuga di un pappagallo dall’abitazione. Un episodio banale, che secondo gli inquirenti avrebbe fatto esplodere tensioni familiari latenti da tempo. Alla scena hanno assistito la compagna di Luongo e il figlio minorenne della coppia.

La difesa del 21enne

All’udienza di convalida, svoltasi nel carcere di Poggioreale, la difesa – rappresentata dall’avvocata Alessandra Paolone – ha descritto Marchese come un ragazzo “fragile, profondamente provato e consapevole della gravità della tragedia”.

La legale ha chiesto di non definirlo “killer” e ha domandato una misura meno afflittiva, come i domiciliari, richiesta respinta dal gip. “Roberto è collaborativo ma distrutto. Sta cercando di resistere”, ha spiegato l’avvocata, annunciando che valuterà il ricorso al Riesame.

Un contesto familiare difficile

Il quadro familiare del giovane è complesso: il padre è indagato per associazione a delinquere, il fratello si trova già detenuto per un tentato omicidio, mentre lo zio – un cantante siciliano molto noto negli anni Ottanta – fu vittima di un agguato di mafia. Elementi che, secondo la difesa, contribuiscono a delineare una personalità fragile e condizionata da forti pressioni.

La vittima

Ciro Luongo, 57 anni, era originario del rione Gescal di Miano. Negli ultimi mesi prestava servizio al commissariato di Giugliano-Villaricca, dopo una lunga carriera iniziata alla Polfer di Aversa e proseguita a Casal di Principe, dove aveva contribuito a contrastare la camorra locale.

Colleghi e sindacati di polizia lo ricordano come un uomo stimato, religioso e generoso. La data dei funerali non è stata ancora fissata.


Articolo pubblicato da Rosaria Federico il giorno 22 Agosto 2025 - 07:16