Roma– Un’onda di apprensione attraversa il mondo del teatro e dello spettacolo: Leopoldo Mastelloni, 80 anni appena compiuti, icona ribelle della scena italiana, è stato colpito da un ictus e si trova ora ricoverato nel reparto di neurologia dell’ospedale Umberto I di Roma.
La notizia, confermata dall’attore stesso con un toccante messaggio su Facebook, ha scosso colleghi, fan e ammiratori, che si stringono attorno a un artista che ha fatto della libertà e dell’autenticità la sua bandiera.
“Grazie a tutti per il vostro affetto. Purtroppo è tutto vero, non è una fake news ma una drammatica realtà. Spero, con l’aiuto dello staff medico, di uscirne presto e al meglio. Vi voglio bene”, ha scritto Mastelloni, con quella schiettezza che lo ha sempre contraddistinto.
Nato a Napoli nel 1945, da una famiglia di giuristi, Mastelloni ha calcato i palcoscenici sin dai vent’anni, debuttando al Teatro Esse con testi di Artaud, Genet e Hofmannsthal sotto la guida di Gennaro Vitiello. La sua carriera è un mosaico di provocazioni e talenti: attore, regista, cantante, performer capace di abbattere barriere con il suo travestitismo e la dichiarata omosessualità, in un’epoca in cui il coraggio di essere se stessi era una sfida.
Sul palco ha dato vita a personaggi indimenticabili, diretto da maestri come Giuseppe Patroni Griffi e interpretando opere di Eduardo De Filippo, Carlo Goldoni e Raffaele Viviani. Al cinema, ha lasciato il segno in Inferno di Dario Argento e in commedie come Culo e camicia di Pasquale Festa Campanile.
In tv, ha brillato in varietà cult come Bambole non c’è una lira di Antonello Falqui, ma è stato anche al centro di una controversia che lo ha segnato: nel 1984, una bestemmia sfuggita durante il programma Blitz lo ha relegato per anni ai margini del piccolo schermo, un episodio che ancora oggi alimenta discussioni tra i suoi estimatori.
Negli ultimi anni, Mastelloni non ha nascosto la sua amarezza per un mondo dello spettacolo che, a suo dire, premia i follower più del talento. In un’intervista all’ANSA per i suoi 79 anni, aveva confessato: “Temo la depressione, faccio brutti pensieri”. Parole che avevano colpito l’allora ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che promise di verificare possibili sostegni per un artista costretto a vivere con una pensione “bassissima”.
“Non ne ho saputo più nulla”, aveva poi dichiarato Leopoldo Mastelloni, con un misto di ironia e delusione, in un’intervista per il suo 80esimo compleanno, il 12 luglio 2025. In quell’occasione, aveva annunciato l’uscita, prevista per settembre, del suo libro di memorie, Così fan tutti (Albatros-Il Filo), un racconto non banale, arricchito da foto e aneddoti inediti su incontri con giganti come Vittorio Gassman, Monica Vitti e Hanna Schygulla.
“Sono un bullizzato culturale”, aveva detto, raccontando di un’epoca di scambi profondi con figure come Francesco Rosi e Marcello Mastroianni, un mondo che sente ormai lontano.La notizia dell’ictus ha riacceso i riflettori su un artista che, nonostante le difficoltà, non ha mai smesso di combattere.
La sua esclusione dai circuiti mainstream, la precarietà economica e il senso di isolamento hanno alimentato polemiche sul trattamento riservato a chi, come lui, ha dato tanto alla cultura italiana senza ricevere adeguato riconoscimento.
Mentre Mastelloni lotta in ospedale, il suo messaggio di speranza e affetto risuona come un invito a non dimenticare chi ha fatto la storia del teatro con passione e indipendenza. Il mondo della cultura, ora, trattiene il fiato, augurandosi che il leone napoletano possa tornare presto a ruggire.
Articolo pubblicato da Federica Annunziata il giorno 7 Agosto 2025 - 08:29
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