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Giubileo dei giovani, l’esodo a fasi un successo merito dei modelli di ‘Polis’

L'intervista con il presidente Ciro Cannelonga
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Roma – Se il Giubileo dei Giovani è stato un successo, senza incidenti tra la folla, e con un milione di persone che ha lasciato la spianata di Tor Vergata senza creare particolari disagi e in totale sicurezza è anche un po’ grazie a loro.

Parliamo della Polis Consulting, azienda di ingegneria della sicurezza, specializzata in simulazioni legate agli spostamenti delle grandi folle durante eventi all’aperto o al chiuso, rappresentata dal presidente, l’ingegner Ciro Cannelonga, e dai colleghi del team di lavoro Benedetto Lamanna, direttore del progetto Tiresia di Polis consulting, e Carlo Corradi, consigliere scientifico esperto del progetto Tiresia.

In occasione della Giornata della Gioventù, andata in scena, il 3 e il 4 agosto, la Polis Consulting è stata chiamata per elaborare delle simulazioni e dei modelli per gestire l’esodo del milione di ragazzi ed eventuali momenti di panico tra la folla, che per fortuna non sono avvenuti.

Indicazioni che hanno fornito informazioni fondamentali agli organizzatori per gestire in sicurezza la grande massa di giovani presente sulla spianata di Tor Vergata. Ne abbiamo parlato con Cannelonga, che è anche presidente della commissione Grandi eventi dell’ordine degli ingegneri di Roma.

Partiamo dall’inizio: cosa fa Polis consulting e come ha aiutato gli organizzatori nella gestione della folla nelle giornate del Giubileo dei Giovani?

“Polis Consulting è un azienda di ingegneria della sicurezza. Attraverso Tiresia, una piattaforma di gestione preventiva dei flussi e degli esodi, in grado di determinare le reazioni delle grandi masse di fronte a scenari emergenziali, possiamo creare quello che viene chiamato esodo dinamico o predittivo.

La nostra è una società di consulenza direzionale che redige studi dell’ingegneria della sicurezza in aeroporti, stazioni, gallerie, impianti sportivi e grandi eventi. Ha messo a punto modelli per poter certificare la sicurezza di queste strutture e validare piani di emergenza complessi”.

Prima di Tor Vergata a quali eventi o per quali infrastrutture avevate già lavorato?
“Ad esempio ai tanti concerti in aree particolari come quelli al Circo Massimo. Abbiamo all’attivo studi di piani emergenza per oltre due milioni e mezzo di persone, suddivise in grandi infrastrutture e grandi eventi, anche per edifici tutelati come i musei Vaticani e o la Cappella Sistina. E poi la Marina di Capri ma penso anche al primo concerto post covid organizzato da Vasco Rossi a Trento per 130mila persone“.

Arriviamo al Giubileo dei Giovani. Quale è stato il vostro ruolo?
“Tor Vergata era un’area praticamente nuova, ovvero senza una storicità di applicazione di utilizzo. Siamo stati chiamati e abbiamo creato un modello per la gestione dell’emergenza per quel luogo.

Abbiamo dimensionato le corrette superfici di ogni macro settore dedicato ai ragazzi e in ognuno di questi abbiamo previsto una bolla, ovvero una superficie non occupata di gestione del singolo caso emergenziale nel settore. E poi abbiamo fatto uno studio sulla viabilità complessa per capire il contributo che ogni settore avrebbe scaricato sulla viabilità”.

Come avete immaginato il momento più delicato, quello del deflusso contemporaneo di un milione di persone?
“Attraverso un esodo a fasi. Mentre l’afflusso è avvenuto in una mezza giornata per il deflusso c’era una criticità. Bisognava garantirlo in sicurezza ad un milione di persone desideroso di lasciare l’area allo stesso tempo, mantenendo almeno una corsia delle vie di accesso a disposizione dei mezzi di socccorso.

Era quindi fondamentale capire i tempi di svuotamento dei vari settori e le aliquote di svuotamento verso le varie direttrici. Per dare un tempo tra i vari settori e organizzare appunto un esodo a fasi che ha dato a tutti la sensazione di fluidità ma che in realtà è avvenuta a fasi, con tempi prestabiliti”.

E’ andata bene, ci pare.

“Si, le simulazioni ci hanno fornito le giuste indicazioni sui tempi delle singole fasi, sulla direzione delle masse e sul corretto posizionamento degli uomini lì dove ci aspettavamo delle file.

La conclusione a cui si è arrivati è che si abbatte il teorema della necessità di esodo quanto più rapido posibile, che non è detto che sia per forza più sicuro, a favore della qualità dell’esodo basato sulla sua densità, intesa come rapporto tra persone e metro quadro per evitare un effetto tappo o imbuto. L’evento si è quindi svolto in totale sicurezza, con la percezione da parte delle persone di spazi giusti e l’esodo è avvenuto esattamente con i tempi delle simulazioni”.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato da Redazione il giorno 7 Agosto 2025 - 12:31

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