Notte di paura a Pontecitra, quartiere di Marigliano. Due ragazze di vent’anni, a bordo di un’auto, si sono ritrovate sotto il fuoco di un uomo armato in sella a una moto.
È accaduto tra domenica e lunedì: prima l’intimazione a fermarsi, poi l’inseguimento e infine due colpi esplosi. Uno ha infranto il finestrino, l’altro ha colpito una delle giovani a una gamba.
Trasportata d’urgenza all’ospedale del Mare di Napoli, la ragazza è stata sottoposta a un intervento chirurgico per l’estrazione del proiettile.
Gli investigatori non escludono alcuna pista. La più accreditata resta quella della tentata rapina finita male, ma si indaga anche su possibili motivi personali. Sul caso c’è il massimo riserbo: l’agguato resta avvolto dal mistero e le forze dell’ordine stanno raccogliendo testimonianze e immagini di videosorveglianza per chiarire la dinamica.
Un segnale inquietante: la spirale della violenza giovanile
Al di là del singolo episodio, il ferimento di Marigliano si inserisce in un quadro più ampio e preoccupante. Negli ultimi anni la cronaca campana – e non solo – racconta sempre più spesso di giovani, spesso minorenni, che imbracciano armi, sparano per intimidire, per rapinare, per affermare un potere effimero.
È la nuova geografia della violenza giovanile: bande di quartiere, rapinatori improvvisati, baby gang che scambiano il possesso di una pistola per un lasciapassare al rispetto. Un fenomeno che mescola disagio sociale, assenza di opportunità e modelli culturali distorti, dove la prepotenza sostituisce il merito e l’arma diventa scorciatoia.
Il dramma è che troppo spesso le vittime sono coetanei, ragazzi e ragazze che finiscono nel mirino di altri giovani, in una spirale di paura e insicurezza. Episodi come quello di Marigliano non sono solo cronaca nera: sono il segnale che il tessuto sociale è fragile, che i confini tra criminalità adulta e giovanile si assottigliano, che la percezione della vita e della morte nei più giovani si è pericolosamente assuefatta.
Educazione e prevenzione: l’unica via d’uscita
La repressione, con arresti e processi, non basta da sola. Serve un investimento massiccio in cultura, sport, spazi sociali, alternative concrete che sottraggano i giovani al fascino tossico della violenza. Se non si interviene ora, episodi come quello di Pontecitra rischiano di diventare normalità, e il futuro di un’intera generazione potrebbe perdersi dietro a un colpo di pistola sparato nella notte.
Articolo pubblicato da A. Carlino il giorno 25 Agosto 2025 - 13:44
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