Un paradossale stallo burocratico tiene in ostaggio la foce del Garigliano, tra Sessa Aurunca (Caserta) e Minturno (Latina), dove l’accumulo di sabbia ha trasformato il fiume in un acquitrino impraticabile, bloccando la navigazione e mettendo in ginocchio l’economia locale.
Decine di imbarcazioni, ferme da settimane, sono il simbolo di una stagione turistica a rischio in un’area dalle enormi potenzialità per la nautica e il turismo costiero. La situazione, denunciata da operatori e associazioni, richiede un intervento urgente per evitare conseguenze sanitarie, economiche e sociali.
Il problema è chiaro: l’insabbiamento ha ridotto drasticamente la profondità del fondale, rendendo impossibile il passaggio delle barche. Ma la soluzione, il dragaggio, è ostacolata da un groviglio di autorizzazioni ambientali ancora in fase di valutazione.
La foce del Garigliano, classificata come sito di interesse comunitario per la sua ricca biodiversità, è soggetta a rigide normative ambientali. Le procedure, che coinvolgono enti locali, autorità marittime e organismi regionali e nazionali, si sono arenate in un limbo burocratico, lasciando operatori e residenti a fare i conti con le conseguenze.
“È una situazione assurda”, tuona Vincenzo Stabile, vicepresidente nazionale dei Gruppi di Ricerca Ecologica. “L’insabbiamento non solo paralizza l’economia, ma minaccia la salute pubblica, con il rischio che la foce si trasformi in un acquitrino malarico. E, ironia della sorte, è proprio l’inazione a danneggiare l’ecosistema che si vuole proteggere”.
Stabile punta il dito contro la mancanza di documenti e la “paura di agire” degli enti preposti, invocando un intervento immediato del Prefetto per sbloccare lo stallo.Gli operatori locali, dai pescatori ai gestori di attività turistiche, contano le perdite. La foce del Garigliano, porta d’accesso al mare per un territorio che vive di nautica, pesca e turismo, è un volano economico cruciale per le comunità di Sessa Aurunca e Minturno.
“Ogni giorno di blocco è un danno incalcolabile”, racconta Antonio, gestore di un piccolo cantiere nautico. “I turisti disdicono, le barche restano ferme, e noi perdiamo il lavoro di un’intera stagione”. Le associazioni locali sottolineano il potenziale inespresso dell’area, che potrebbe attrarre migliaia di visitatori grazie alle sue bellezze naturali e storiche, ma che ora rischia di sprofondare nell’oblio.
Le autorità sono al lavoro per accelerare le autorizzazioni, ma il tempo stringe. Con l’estate al culmine, ogni giorno di ritardo è un colpo alla stagione turistica e alla fiducia di chi vive di questo territorio. La foce del Garigliano, un tempo simbolo di connessione tra terra e mare, attende una soluzione che restituisca dignità a un’area ricca di storia e opportunità. L’appello è chiaro: serve un’azione decisa, e serve ora.
Articolo pubblicato da A. Carlino il giorno 12 Agosto 2025 - 16:11
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