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Caserta, il coraggio degli agenti dietro la cattura in Bosnia dei banditi violenti

I cinque, provenienti dai campi rom della periferia di Napoli, sono stati catturati tra Sarajevo e Visoko
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Caserta, il coraggio degli agenti dietro la cattura in Bosnia dei banditi violenti


CASERTA –  Catturati dalla polizia i cinque componenti della banda violenta che lo scorso marzo svaligiò la Deutsche Bank di Caserta e poi, dopo aver speronato e distrutto una volante ferendo due agenti, si diede alla fuga rifugiandosi nei Balcani.

Un sesto complice era già stato bloccato in luglio al valico di Trieste mentre tentava di rientrare in Italia con un documento falso.

L’operazione internazionale, scattata all’alba tra Sarajevo e Visoko, è il punto finale di un’indagine complessa della Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e condotta in sinergia con il Servizio Centrale per la Cooperazione Internazionale di Polizia e le unità speciali Sipa della Polizia bosniaca.

Il colpo e la fuga sanguinosa

Era la notte del 22 marzo quando i sei banditi, a bordo di un’auto con targhe rubate e il volto coperto da passamontagna, fecero irruzione nella filiale di via Bosco. Azione lampo: si impossessano della cassa continua e tentano la fuga.

Quasi subito, però, una volante della Polizia di Stato li intercetta e tenta di bloccare la strada. La reazione dei rapinatori è di una violenza inaudita: picchiano dritto e speronano volontariamente l’auto di servizio, distruggendola. Nell’impatto e nel successivo corpo a corpo, due agenti rimangono feriti (con prognosi di 10 giorni).

In un gesto di estremo coraggio, uno dei due poliziotti, nonostante le ferite, riesce a strappare il passamontagna dal volto di uno degli assalitori, vedendone il volto.

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Quel volto sarà la prima, decisiva, identità per gli investigatori.

Costretti ad abbandonare la loro auto danneggiata e il bottino (la cassa continua), i banditi vengono recuperati da un’altra autovettura con a bordo due complici, già identificati e denunciati. Uno dei sei, però, nella concitazione, non riesce a salire e, ripreso dalle telecamere di sicurezza, fugge da solo prendendo un treno alla stazione di Caserta.

La pista dei campi nomadi e la fuga in Bosnia

Le indagini della Squadra Mobile di Caserta – guidata dal dirigente Dario Mongiovì con i funzionari Massimiliano Mormone e Gianluca Tuccillo – si concentrano subito sul ritrovamento della seconda auto, abbandonata e data alle fiamme a Giugliano in Campania.

Le investigazioni portano all’identificazione dei sei componenti della banda: tutti residenti in campi nomadi del napoletano, già noti alle forze dell’ordine per un pesante curriculum di reati contro il patrimonio e la persona. Emerge un dato cruciale: la sera stessa del colpo, il gruppo aveva già lasciato l’Italia, rifugiandosi in Bosnia-Erzegovina.

La Procura, sulla scorta di queste gravi indizi chiede e ottiene dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tutti e sei per il reato di rapina aggravata.

Le parole dei magistrati

“Questa operazione è importante per il complesso lavoro investigativo della Polizia di Stato, ma anche per il coraggio mostrato dai due agenti che provarono a fermare i banditi, restando feriti. Sono esempi per i nostri giovani”, ha dichiarato il Procuratore Pierpaolo Bruni nel corso di una conferenza stampa.

Il Procuratore Aggiunto Carmine Renzulli ha sottolineato l’efferatezza del gesto: “Pur di fuggire non hanno esitato a investire la Volante, ferendo gli agenti. Hanno dimostrato di non avere alcuno scrupolo”.

I cinque arrestati in Bosnia, le cui età sono comprese tra i 21 e i 45 anni, attenderanno ora in carcere il procedimento di estradizione per essere ricondotti in Italia e rispondere della loro accusa.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 26 Agosto 2025 - 13:21 - Giuseppe Del Gaudio

Commenti (1)

E’ incredibule come una banda di delinquenti possano organizzare un colpo cosi complicato e violento. Le forze dell’ordine meritano di essere applaudite per il loro lavoro, ma dobbiamo chiederci come mai ci siano ancora persone che commettono tali crimini.

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