Nella foto, Nicola Gratteri procuratore capo di Napoli
Napoli– La clamorosa evasione di ieri mattina da Poggioreale – due detenuti stranieri fuggiti dal carcere di Napoli e catturati solo in serata dopo ore di ricerche – ha riacceso i riflettori sulla fragilità del sistema penitenziario campano.
Un allarme che trova eco nelle parole del procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che in un’intervista a Repubblica ha descritto con toni durissimi lo stato delle carceri italiane, parlando di strutture ormai dominate dai boss e di un equilibrio interno sempre più pericoloso.
“Il sistema organizzativo – spiega Gratteri – ha portato al progressivo controllo delle carceri da parte dei detenuti di alto spessore, che ordinano ai più deboli una serie di “favori”. Una dinamica che stravolge i rapporti di forza: i capi clan detenuti risultano impeccabili sulla carta, con relazioni comportamentali che li descrivono come modelli di disciplina.
In questo modo, riescono a ottenere benefici di legge, mentre i prigionieri più fragili, costretti a sottostare alle loro regole, restano esclusi da qualsiasi possibilità di reinserimento. «Questa condizione, che molti ignorano, può portare a gesti estremi, persino ai suicidi», sottolinea il procuratore.
Le parole di Gratteri risuonano mentre il sistema penitenziario campano attraversa settimane di tensioni senza precedenti: sovraffollamento cronico, organici della polizia penitenziaria ridotti all’osso e una serie di episodi che hanno messo in luce la vulnerabilità delle strutture.
Solo ieri l’evasione da Poggioreale ha ricordato quanto sia fragile la sicurezza: due detenuti riusciti a superare i controlli, evasi sotto il sole di agosto, e catturati poche ore dopo grazie a una caccia serrata. Un caso che ha destato sconcerto, ma che rappresenta solo l’ultimo segnale di un sistema in affanno.
Per Gratteri, la situazione è il risultato anche di scelte politiche sbagliate. «Purtroppo l’esperienza insegna che dopo un indulto, tempo un anno, si torna al punto di partenza», avverte, richiamando i rischi legati a misure di svuotacarceri che tornano ciclicamente nel dibattito politico.
La ricetta del procuratore si muove su tre direttrici: rafforzare i percorsi alternativi per i detenuti tossicodipendenti, da affidare a comunità di recupero; ampliare le strutture carcerarie già esistenti; e ripianare con urgenza gli organici della polizia penitenziaria, sempre più sotto pressione.
L’allarme sulle carceri si intreccia anche con il dibattito sulla giustizia. Alla Camera è attesa la discussione sulla riforma della separazione delle carriere, contro cui lo stesso Nicola Gratteri si è espresso con fermezza: «Non serve. Non incide sui problemi reali della giustizia, né sui tempi né sulla qualità delle decisioni. I magistrati devono essere messi nelle condizioni di decidere presto e bene, senza perdere tempo appresso a orpelli procedurali».
Intanto, in Campania, i dati della cronaca di Napoli degli ultimi tempi, raccontano un sistema al collasso: carceri sovraffollate, episodi di violenza tra detenuti, aggressioni agli agenti e, come dimostrato ieri, persino evasioni in pieno giorno. Un quadro che rende le parole di Gratteri più che un monito: un grido d’allarme che chiede risposte immediate, prima che il caos diventi ingovernabile.
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