Gli ultimi anni hanno confermato la costante operatività dei Mazzarella, con nuove faide e una presenza capillare sul territorio, estendendosi oltre il centro storico.
Mentre le forze dell’ordine intensificavano i blitz e i giudici emettevano sentenze durissime, il clan Mazzarella si riorganizzava, ridefinendo i propri assetti, ricompattando le alleanze e riprendendo il controllo delle aree strategiche della città.
Nessuna disfatta, solo una fase di mutazione. La camorra del centro si adattava ai vuoti di potere, ai nuovi equilibri e alle sfide emergenti, consolidando la propria influenza da Forcella a San Giovanni a Teduccio, fino alla provincia vesuviana.
A certificare la vitalità dell’organizzazione camorristica fondata da Vincenzo Mazzarella e tuttora diretta dai suoi eredi, è una lunga sequenza di provvedimenti giudiziari che ne documentano operatività, strutture e ambizioni espansionistiche.
Forcella, Maddalena e via Duomo: la guerra sotterranea
Negli anni successivi, è il territorio a parlare: tra il 2011 e il 2012 si consuma una guerra intestina tra il clan Mazzarella e il gruppo Stolder/Ferraiuolo, attivo tra Forcella e la Maddalena.
L’indagine parte dal ferimento di Giuseppe Bauchnet (8 gennaio 2011), episodio che dà il via a una fitta rete di intercettazioni. Emergono alleanze instabili, come quella che per circa otto mesi – tra febbraio e ottobre 2011 – lega Ferraiuolo Maurizio, Del Prete Salvatore e Luciano Mazzarella sotto un’unica regia criminale. Ma tutto crolla con l’arresto di Luciano, e lo scontro si riaccende: il sangue di Giovanni Saggese, ucciso, e di Del Prete Salvatore, ferito, segna il ritorno alla guerra.
La zona di controllo a San Giovanni a Teduccio
A San Giovanni a Teduccio, il clan Mazzarella ha sempre avuto un ruolo di primo piano. Una sentenza del 2011 (605/2011 Reg. Gen.) ne ha ricostruito la struttura e l’operatività. Recenti sviluppi, come l’omicidio di Vincenzo Di Pede (clan Formicola) del 26 agosto 2012, e la successiva condanna di Raffaele Russo e Rosario Guadagnuolo (Mazzarella), hanno segnato una spaccatura tra i clan Mazzarella e Formicola.
La sentenza 653/19 ha accertato la coesistenza, tra il 2015 e il 2018, di gruppi riconducibili ai Mazzarella (diretti da Francesco e Roberto Mazzarella) come quelli di Salvatore Donadeo e Salvatore Fido, in contrapposizione al cartello Rinaldi/Reale/Formicola (espressione dell’Alleanza di Secondigliano) e al gruppo della famiglia D’Amico. Sentenze come la 14872/16 hanno condannato esponenti dei D’Amico per associazione mafiosa ed estorsioni a San Giovanni a Teduccio fino a dicembre 2009.
Più di recente, la sentenza 253/21 conferma che il clan D’Amico/Mazzarella ha assunto il controllo anche dei territori di San Giorgio a Cremano e Portici attraverso il gruppo diretto da Umberto Luongo, sotto l’influenza della famiglia D’Amico e quindi dei Mazzarella. La sentenza 776/20 per l’omicidio di Luigi Mignano (confermata in Appello nel 2023) nei confronti di Umberto Luongo e di Umberto D’Amico e dei loro affiliati, costituisce un riscontro giudiziario significativo.
Per quanto riguarda Forcella, l’ordinanza 405/22 (confluita nella sentenza 425/24) ha ricostruito l’operatività dell’articolazione riconducibile a Massimo Ferraiuolo, sotto la direzione di Antonietta Virenti (moglie di Vincenzo Mazzarella e madre di Michele Mazzarella), dal marzo 2018 al febbraio 2020. Infine, un’ordinanza di fermo (confluita nella sentenza 331/24) ha riconosciuto a Michele Mazzarella, Ciro Mazzarella e Salvatore Barile il ruolo di dirigenti del cartello Mazzarella fino a dicembre 2022.
Mercato, Porta Nolana e l’assedio dei Rinaldi
Nel gennaio 2018 il fronte più caldo si sposta a Porta Nolana e Mercato. Qui, i Mazzarella – in alleanza con i Caldarelli delle Case Nuove – affrontano apertamente il cartello Minichini/De Luca Bossa, sostenuto dai Rinaldi di San Giovanni.
Due date segnano lo scontro: il 12 gennaio, Gennaro Buonocore, Carmine Campanile, Farid Cinquegrana e Vincenzo Papi – tutti fedelissimi dei Mazzarella – attaccano Onesto Gabriella e Oliviero Fabio, esponenti del cartello rivale. Il giorno dopo, i Minichini rispondono: esplodono colpi di pistola a via Giacomo Savarese, dove risiede Ciro Mazzarella, e un commando armato irrompe tra le bancarelle del mercato rionale.
Questi equilibri sono stati ricostruiti grazie alle testimonianze di collaboratori di giustizia provenienti da entrambe le organizzazioni, tra cui Carmine Campanile (Caldarelli), Gennaro Buonocore (ex Palazzo-Sarno, poi Mazzarella) e Tommaso Schisa (De Luca Bossa/Minichini/Rinaldi).
Grazie ai loro racconti gli investigatori ricostruiscono nel dettaglio le dinamiche della faida e confermano la capacità militare e l’organizzazione del clan Mazzarella, capace di resistere all’assalto di cartelli concorrenti.
5. continua
Articolo pubblicato da Giuseppe Del Gaudio il giorno 1 Agosto 2025 - 08:41

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca”
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