Non è bastato il ricorso al Riesame: Ivanhoe Schiavone, ultimo figlio ancora libero del boss dei Casalesi Francesco “Sandokan”, rimane tra le sbarre.
La dodicesima sezione del Tribunale di Napoli ha confermato la misura cautelare per riciclaggio, ricettazione aggravata ed estorsione, gettando luce su un meccanismo collaudato: la compravendita di terreni intestati a prestanome per aggirare i sequestri.
Instagram e la busta di soldi: così finì nel mirino
L’indagine della Dda di Napoli parte da una storia che sembra uscita da un film. Un agricoltore di Grazzanise racconta ai carabinieri di essere stato contattato su Instagram dal figlio del boss: niente trattative, solo un ordine secco – “Lasci il terreno, è già venduto” – seguito dalla consegna di una busta con denaro.
Una dinamica che per la procura ha il sapore dell’estorsione, anche se Schiavone jr, difeso dall’avvocato Pasquale Diana, nega tutto: “Vendevo per necessità”, dice. Peccato che quei soldi, secondo i giudici, siano frutto di un sistema mafioso.
La dinastia spezzata: chi è ancora libero?
Con Ivanhoe in carcere, si chiude il cerchio sui figli maschi di Sandokan. Gli altri fratelli – Carmine ed Emanuele Libero – sono già detenuti, mentre Nicola e Walter, i primi due figli, vivono sotto protezione dopo il pentimento.
Un clan un tempo potentissimo, ora alle prese con problemi economici: i terreni “puliti” finiscono sul mercato, ma ogni vendita scatena tensioni tra gli stessi affiliati.
L’ombra delle “teste di legno”
L’inchiesta svela l’ultimo capitolo di una strategia decennale: beni intestati a prestanome per nascondere ricchezze. Ma oggi quel sistema vacilla. Assolto nel 2015 dal racket dei gadget pubblicitari, Ivanhoe sembrava lontano dagli affari del padre. Invece, secondo gli investigatori, era l’anello finale di una catena che teneva in vita l’economia del clan. E ora che la macchina si inceppa, anche i boss devono fare i conti con la giustizia.
Articolo pubblicato da A. Carlino il giorno 1 Agosto 2025 - 14:27
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