Napoli – Un’operazione congiunta della Polizia Locale e della Guardia di Finanza ha portato alla luce 30 violazioni tra irregolarità fiscali, abusi nel commercio e lavoro nero nel cuore turistico della città.
Il blitz ha preso di mira negozi di souvenir e attività commerciali nelle zone di Via Toledo, Via Chiaia e Via Pessina, aree da tempo al centro di polemiche per la progressiva sostituzione dell’artigianato locale con prodotti low-cost di importazione, spesso realizzati in Cina o altri Paesi asiatici.
Il controllo: evasioni fiscali e abusi
I finanzieri hanno contestato 20 violazioni in 17 esercizi, tra cui mancata emissione di scontrini e omessa dichiarazione dei redditi. La Polizia Locale, invece, ha sanzionato 6 casi di occupazione abusiva di suolo pubblico, 4 insegne irregolari e mancata autorizzazione sanitaria per la vendita di alcolici.
Non solo: sono stati scoperti 4 lavoratori in nero e 5 dipendenti irregolari, confermando un sistema di sfruttamento del lavoro dietro a una parte del commercio turistico.
La questione dei souvenir (e del cibo) “fake”
Da anni, residenti e artigiani denunciano la scomparsa delle botteghe storiche, sostituite da negozi che vendono maschere di Pulcinella, corni portafortuna e statuette del Vesuvio made in China, spacciati per prodotti napoletani.
Stesso discorso per il cibo: accanto alle tradizionali friggitorie, proliferano chioschi che propongono kebab, noodles e piatti asiatici, snaturando l’identità gastronomica del centro.
La posizione delle istituzioni
L’operazione rientra in un piano di controlli estivi voluto dalla Prefettura per contrastare l’illegalità e tutelare gli esercenti onesti. «È una battaglia per la legalità e per la tutela delle tradizioni napoletane», ha sottolineato un portavoce della Polizia Locale.
Ma per gli artigiani rimasti, servono misure più drastiche: «Serve un regolamento che limiti l’apertura di queste attività», protesta Marco Esposito, ceramista di via San Gregorio Armeno. «Altrimenti, tra affitti alle stelle e concorrenza sleale, Napoli perderà la sua anima».
Le sanzioni amministrative potrebbero essere solo l’inizio: la Guardia di Finanza sta verificando eventuali reati penali, mentre il Comune valuta ordinanze ad hoc per regolamentare il commercio nel centro storico.
Intanto, il dibattito infuria: c’è chi invoca protezione per l’artigianato locale e chi, invece, difende il “libero mercato”. Una cosa è certa: la sfida tra globalizzazione e identità non si risolverà con un solo blitz.
La scorsa settimana il gruppo di “Sud protagonista” aveva lanciato una petizione per arginare l’avanzata delle cosiddette botteghe di “cineserie” nel Centro storico di Napoli.
Articolo pubblicato da Gustavo Gentile il giorno 12 Agosto 2025 - 08:51
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