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Agguato al ristoratore tiktoker: il Riesame "salva" il boss Orefice e il figlio

Al centro dell'inchiesta il ferimento per gelosia del ristoratore tiktoker Luca Di Stefano
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Una frase intercettata, "Sparare giù alle gambe... e te ne vai...", ha convinto il Tribunale del Riesame a derubricare in lesioni l'iniziale accusa di tentato omicidio.

Per il ferimento per gelosia del tiktoker Luca Di Stefano, avvenuto a Melito, si sono affievolite le posizioni del boss Michele Orefice, detto "o' nir", ritenuto a capo dell'omonimo gruppo affiliato al clan Pezzella e del figlio 20enne Luigi e del suo fedelissimo Pietro D'Angelo, 23 anni.

Il primo è ritenuto il mandante mentre gli altri due gli esecutori materiali degli spari nella risto pescheria di Melito avvenuti la sera del 13 maggio 2025.

La vendetta del boss e il coinvolgimento della famiglia

Secondo gli inquirenti, Orefice avrebbe voluto vendicarsi del tiktoker, reo di aver avuto una relazione con la sua ex amante. Per la "missione punitiva", avrebbe incaricato il figlio, Luigi Orefice, 20 anni, e il suo fedelissimo, Pietro D'Angelo, 23 anni. Anche la donna doveva essere punita per il suo tradimento.

Le indagini della Squadra Mobile di Napoli e del commissariato di Frattamaggiore si sono basate su un'intercettazione ambientale che ha svelato la natura vendicativa del boss.

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Le intercettazioni che incastrano i responsabili

Il dialogo tra Michele Orefice e la sua ex amante, avvenuto il 15 maggio 2025, è stato cruciale per gli inquirenti. Nonostante il boss fosse già in carcere, la conversazione ha fornito un quadro chiaro delle motivazioni dietro il pestaggio della donna e l'agguato al tiktoker.

In un dialogo carico di sarcasmo, Orefice chiedeva alla donna se fosse andata a "curare il suo fidanzato", riferendosi al tiktoker. Un'altra conversazione, intercettata nella stessa giornata, ha rivelato un'altra minaccia del boss alla donna, confermando il suo ruolo nella vicenda.

La dinamica dell'agguato

La sera del 13 maggio 2025, tutto si svolge in un locale a Sant'Antimo. Pietro D'Angelo, con il volto coperto, fa irruzione nella ristopescheria di Di Stefano. Punta la pistola verso la cucina e spara due colpi, ferendo il ristoratore alla mano.

La reazione del tiktoker è da film: afferra i tavolini e li scaglia contro il killer, facendogli perdere l'equilibrio. A mettere in fuga il sicario, il passaggio di un'auto della polizia a sirene spiegate.

Una vicenda complessa, dove la rabbia per un tradimento si mescola alla violenza camorristica, e dove un semplice tiktoker è diventato il bersaglio di un agguato per una questione di "onore" e potere criminale.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 21 Agosto 2025 - 20:12 - Rosaria Federico

Commenti (1)

E’ strano come le situazioni di vendetta possono portare a violenza cosi estrema. Il tiktoker ha avuto la sua vita messa in pericolo solo per una questione di gelosia, ma ci sono domande su come sia possibile che tutto cio accada in un paese civile.

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