Sorrento e il lusso con i fondi pubblici indagati.
Sorrento – L’impianto accusatorio regge, ma quattro degli indagati nell’inchiesta sul presunto “Sistema Sorrento” tornano in libertà per un vizio procedurale: non erano stati interrogati prima dell’emissione delle misure cautelari, come previsto dalla nuova normativa introdotta un anno fa.
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A deciderlo è stato il Tribunale del Riesame di Napoli, che ha accolto i ricorsi presentati da alcuni legali, disponendo la scarcerazione immediata.
Tra i beneficiari della misura figura anche Raffaele Guida, noto alle cronache locali come “Lello il sensitivo”, consulente dell’ex sindaco Massimo Coppola, anch’egli coinvolto nello scandalo ma tuttora detenuto.
Con Guida tornano liberi anche gli imprenditori Luigi Todisco, Mario Parlato e il tecnico Vincenzo Rescigno. A tutti era stata contestata l’impossibilità di procedere con l’interrogatorio preventivo a causa del rischio di inquinamento probatorio, motivazione ritenuta valida in prima battuta dal gip Mariaconcetta Criscuolo, ma ora superata alla luce della nuova norma.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Torre Annunziata e condotta dalla Guardia di Finanza, ruota attorno a un presunto sistema di corruzione e turbativa d’asta legato agli appalti pubblici del Comune di Sorrento, per un valore complessivo di circa 35 milioni di euro.
Le gare finite sotto la lente degli inquirenti riguardano diversi settori: illuminazione pubblica, arredi del Teatro Tasso, eventi e lavori pubblici.
Tra le accuse più gravi figura anche quella di peculato, con al centro i fondi pubblici destinati all’associazione culturale La Fenice.
Secondo l’accusa, attraverso un prestanome – Danilo Amitrano, reo confesso e ora ai domiciliari – l’allora sindaco Massimo Coppola avrebbe utilizzato il conto dell’associazione come un vero e proprio bancomat per finanziare spese personali: vacanze, beni di lusso, orologi e cravatte, per un totale di 34mila euro.
Altri indagati hanno visto alleggerirsi le misure cautelari. L’ex consigliere comunale Vincenzo Sorrentino e Gennaro Esposito, coinvolti solo nel filone del peculato, sono stati completamente scagionati dal Riesame. Per il funzionario comunale Filippo Di Martino, i giudici hanno disposto la sospensione dai pubblici uffici per 8 mesi in sostituzione dei domiciliari.
Ai due imprenditori Aniello Vanacore, omonimi ma distinti, è stata concessa la detenzione domiciliare al posto del carcere, mentre resta ai domiciliari l’imprenditore Luigi Di Paolo, che ha collaborato con gli inquirenti confermando le accuse.
Diversa la posizione dell’ex sindaco Massimo Coppola, che ha deciso di non presentare ricorso al Riesame e rimane in carcere. Su di lui pesa anche l’arresto in flagranza avvenuto a maggio. Le accuse a suo carico sono particolarmente gravi e vanno dalla corruzione al peculato, passando per turbativa d’asta.
Intanto l’inchiesta prosegue e si allarga: nel mirino della Procura ci sono anche altri appalti pubblici affidati negli ultimi anni dal Comune di Sorrento. Particolare attenzione è rivolta alla gestione dello stadio Italia, già oggetto di rilievi da parte dell’ANAC per presunte irregolarità. Gli inquirenti continuano a passare al setaccio documenti, gare e affidamenti diretti, mentre il “modello Sorrento” rischia di diventare il simbolo di una Tangentopoli in salsa costiera.
Collaboratore di lunga data di Cronache della Campania
Da sempre attento osservatore della società e degli eventi.
Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni.
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