Michele Mazzarella e Luciano Barattolo
Napoli– Un colpo durissimo alla camorra napoletana. La DDA di Napoli, con la Squadra Mobile, ha eseguito un’imponente operazione contro il clan Mazzarella, uno dei più potenti della città, con 57 persone indagate e smantellando tre distinte cellule operative.
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Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Napoli e coordinate dalla DDA partenopea (Procura guidata da Nicola Gratteri, inchiesta coordinata dal pm Simona Rossi), hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza del GIP Gianluigi Visco che dispone la custodia cautelare in carcere per 18 persone, gli arresti domiciliari per 2 e il divieto di dimora nel capoluogo partenopeo per altri 5 indagati.
I reati contestati a vario titolo spaziano dall’associazione a delinquere di stampo mafioso all’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, dallo spaccio alla ricettazione, fino alla detenzione di armi clandestine e al porto abusivo di armi da sparo. Le indagini hanno fatto luce sulla complessa struttura e l’operatività di uno dei due cartelli camorristici egemoni sulla città e sulla provincia.
Tra i nomi di spicco c’è il boss Michele Mazzarella, figura centrale del clan. Accanto a lui, diversi “colonnelli” del gruppo Buonerba, noto anche come “Capelloni”, che circa dieci anni fa insanguinò i vicoli dei Decumani durante la feroce contrapposizione con il clan Sibillo, la cosiddetta “paranza dei bambini”.
Un ruolo di primo piano, secondo la DDA, sarebbe stato ricoperto anche da Luciano Barattolo, reggente della cosca dopo l’arresto di Michele Mazzarella. Con la collaborazione di:
Questi sono gli uomini del clan Mazzarella che avrebbero tenuto sotto controllo un’ampia porzione di territorio.
Le indagini si sono concentrate su tre ramificazioni principali del cartello dei Mazzarella, ognuna con specifiche aree di influenza:
Il controllo territoriale si estendeva ben oltre questi quartieri centrali, stringendo sotto scacco diverse aree cruciali:
I vertici del clan erano in grado di gestire tutte le attività illecite, controllando il traffico e la vendita al dettaglio di droga attraverso una filiera collaudata di approvvigionamento. Le piazze di spaccio operavano a pieno regime, e la droga veniva venduta sia tramite la classica cessione al dettaglio sia con la modalità “delivery”, su commissione telefonica in luoghi concordati.
Nel corso delle indagini, sono stati effettuati numerosi sequestri di cocaina, hashish e marijuana, oltre a materiale per il confezionamento e denaro contante proveniente dallo spaccio. È stata scoperta anche una base logistica insospettabile: un autolavaggio, utilizzato dal clan per stabilire contatti con gli acquirenti e per la vendita di stupefacenti, e un immobile adibito a stoccaggio e confezionamento della droga.
Dalle indagini è emersa anche una grande disponibilità di armi da parte degli indagati, con sequestri di pistole di vario calibro. Infine, è stata ricostruita la gestione della cassa comune del clan: il reggente avrebbe gestito i proventi illeciti, in particolare quelli dello spaccio, utilizzandoli in parte per il mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie. Durante l’esecuzione del provvedimento, è stata trovata e sequestrata la documentazione contenente la contabilità del sodalizio criminale.
L’ordinanza di custodia cautelare ha rivelato anche episodi di estrema violenza, come un raid registrato il 25 luglio 2022 ai danni di un uomo che aveva contratto un debito con l’indagato Salvatore Rea. Nove persone, dopo aver sfilato con un “rodeo armato” vicino all’abitazione della vittima, hanno tentato di sfondare la porta di casa, accompagnando l’azione con una “irripetibile sequenza di minacce di morte”.
Nel mirino del clan rientravano anche venditori di abbigliamento contraffatto e spacciatori al dettaglio, costretti a versare alla cosca fino a 2.000 euro al mese per evitare “problemi”, evidenziando la vasta rete estorsiva del gruppo criminale.
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