Le tre vittime: da sinistra Luigi Romano, Ciro Pierro e Vincenzo Del Grosso
Una giornata di lutto e profonda rabbia per Napoli, scossa dall’ennesima strage sul lavoro. Tre operai hanno perso la vita stamane al Rione Alto, precipitati da un’altezza di oltre 20 metri mentre lavoravano su un cestello.
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La Procura di Napoli ha immediatamente aperto un’indagine per omicidio colposo, e inviato i primi avvisi di garanzia per consentire lo svolgimento di atti irripetibili. Una vera accelerata nell’indagine perché si vuole capire come sia potuto accadere.
La Procura di Napoli, sotto la direzione del procuratore aggiunto Antonio Ricci della VI sezione specializzata in reati di incolumità pubblica e infortuni sul lavoro, e con la sostituta Stella Castaldo, ha aperto un fascicolo sull’accaduto. L’obiettivo principale è chiarire se si sia trattato di un cedimento strutturale del montacarichi o del cestello, e se un eventuale sovraccarico possa aver contribuito alla tragedia.
In primo luogo si vuole capire se il cestello del montacarichi fosse idoneo a sopportare il peso degli operai visto che si è capovolto su se stesso facendoli precipitare da un’altezza di venti metri.
Poi perché gli operai non indossavano ne caschi , tantomeno avessero l’imbracatura che gli avrebbe salvato la vita. E poi se c’è stato un. subappalto regolare nell’affitto del montacarichi che non era in dotazione alla ditta che si è aggiudicata i lavori di sistemazione del tetto dell’edificio di sei piani.
Insomma sono tanti i punti da chiarire e sui saranno chiamati a rispondere tutti coloro che hanno responsabilità nelle ditte che stavano effettuando i lavori
La tragedia ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, con le voci di protesta di sindacati e forze politiche che si levano unanimi.
Le vittime dell’incidente, avvenuto intorno alle 9:40 in via Domenico Fontana, sono Vincenzo Del Grosso, 53 anni, di Napoli; Ciro Pierro, 61 anni, di Calvizzano; e Luigi Romano, 66 anni, di Arzano. I tre operai erano impegnati in lavori di manutenzione su un palazzo di sette piani.
Secondo le prime ricostruzioni, si trovavano su un cestello di un montacarichi, utilizzato per raggiungere il tetto dell’edificio, quando la struttura si è improvvisamente capovolta, facendoli precipitare nel vuoto. Un volo di oltre venti metri che non ha lasciato loro scampo.
I condomini hanno raccontato di aver udito un forte boato. Chi ha assistito alla scena ha immediatamente allertato i soccorsi. Sul posto sono giunti i sanitari del 118, ma purtroppo non hanno potuto far altro che constatare il decesso dei tre uomini. I Vigili del Fuoco hanno avviato le operazioni di messa in sicurezza dell’area, mentre gli agenti della Polizia di Stato hanno dato il via ai primi accertamenti per ricostruire l’accaduto e individuarne le cause.
La notizia ha scatenato un’ondata di cordoglio e indignazione in tutta Italia. Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha espresso “enorme dolore e tanta rabbia per l’ennesima strage sul lavoro”, ricordando un altro incidente mortale avvenuto nella stessa giornata a Brescia e auspicando “subito decisioni e fatti concreti”.
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che ha annullato alcuni impegni, ha parlato di una “strage silenziosa” alla quale “non possiamo e non dobbiamo rassegnarci”. Ha ribadito l’impegno concreto per fermare le morti sul lavoro, chiedendo “più sicurezza, più controlli e più formazione”.
Un appello accorato è giunto anche dal cardinale Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, che ha definito la tragedia “non solo motivo di dolore, ma anche di indignazione e di coraggio per dire ‘basta'”. “È inaccettabile morire non ‘sul’ lavoro, ma ‘di’ lavoro,” ha dichiarato. “Che nessuno le chiami più morti bianche, perché sporcano le nostre coscienze. Non c’è più tempo da perdere”.
Nel pomeriggio, il prefetto di Napoli, Michele di Bari, si è recato sul luogo dell’incidente, esprimendo profondo cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime. “Questo è il momento del lutto e del dolore, della sofferenza umana. È il momento in cui tutti siamo chiamati a riflettere,” ha affermato il Prefetto. “Queste tragedie ci interpellano come cittadini e come istituzioni. E noi siamo chiamati a fornire urgenti risposte.”
Il Prefetto ha ricordato l’impegno costante della Prefettura di Napoli, che ha da tempo attivato un tavolo dedicato con tutti gli interlocutori istituzionali interessati. L’obiettivo è attuare una strategia di controlli incisivi e mirati nei cantieri, attraverso un programma di accessi e ispezioni in collaborazione con l’Ispettorato del Lavoro, i sindacati, la Regione Campania e il Comune di Napoli.
“Il lavoro è un diritto. E non si può morire per portare il pane a casa,” ha ribadito Di Bari, sottolineando che il tema della sicurezza sul lavoro riguarda in primis il settore dell’edilizia, ma che si stanno attenzionando anche altri ambiti per garantire la legalità e prevenire episodi tragici. Per il Prefetto, tuttavia, non bastano solo i controlli, “che ci sono e che ci saranno”, ma è necessario uno “sforzo corale” per diffondere “la cultura della sicurezza e della prevenzione”. Sicurezza e prevenzione, ha concluso, “non devono essere considerati un costo ma un investimento per la collettività.”
Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca”
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