Napoli – A tre giorni dalla strage sul lavoro che ha sconvolto il quartiere Rione Alto di Napoli, la Procura ha notificato quattro avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta avviata per accertare le responsabilità sulla morte dei tre operai deceduti venerdì scorso in un cantiere edile.
Il drammatico incidente, avvenuto mentre i lavoratori erano impegnati in attività sotterranee, ha riacceso i riflettori sul tema delle morti bianche, piaga silenziosa che continua a colpire in tutta Italia.
A notificare i quattro avvisi, nei quali si ipotizza il reato di omicidio colposo ai due imprenditori, all'amministratore del condominio Luca Luciani e al coordinatore della sicurezza Gianluca Di Franco, l' ispettorato d'area metropolitana di Napoli che ha facoltà di delega.
Gli avvisi di garanzia, un atto dovuto per consentire agli indagati di nominare periti di parte, sono stati emessi nei confronti di quattro persone: gli imprenditori Vincenzo Pietroluongo e Carlo Napolitano, oltre a Luca Luciani e Gianluca Di Franco, tutti ritenuti in qualche modo coinvolti nella gestione del cantiere o delle lavorazioni in corso.Potrebbe interessarti
Qualiano, la figlia della donna accoltellata dall'ex: "Deve stare in carcere per sempre"
Pozzuoli, ruba attrezzi da lavoro e li porta nel campo rom di Giugliano: denunciato 23enne
Napoli, a Bagnoli inaugurata la quinta “Stanza tutta per sé” per le donne vittime di violenza
Qualiano, vandalizzata panchina rossa del Centro Anti Violenza: l’indignazione nel giorno simbolo
Domani pomeriggio, alle 14.30, sarà conferito l’incarico al medico legale incaricato dalla Procura – con il pubblico ministero Stella Castaldo e il procuratore aggiunto Antonio Ricci – per l’autopsia sui corpi delle tre vittime. L’esame autoptico dovrà chiarire con precisione le cause della morte e contribuire a ricostruire la dinamica dell’incidente.
La tragedia ha suscitato profonda commozione in città e una dura reazione da parte dei sindacati, che da tempo denunciano l’insufficienza dei controlli nei cantieri e l’assenza di una vera cultura della sicurezza sul lavoro. «Non si può morire per lavorare – ha dichiarato un rappresentante della CGIL –. Chiediamo giustizia, ma anche un cambiamento radicale nelle politiche di prevenzione».
Nel frattempo, le indagini proseguono serrate per accertare se vi siano state negligenze, omissioni o violazioni delle normative in materia di sicurezza. Un’altra tragedia che lascia dietro di sé dolore, rabbia e il peso insopportabile di tre vite spezzate sul posto di lavoro.









































































Commenti (1)
E’ davvero tragico cio che e successo a Napoli, la sicurezza nei cantieri e un tema che deve essere affrontato seriamente. I controlli sono molto spesso insufficienti e ci vorrebbe piu attenzione verso i lavoratori.