Napoli– Un segnale forte, visibile, inequivocabile. Da oggi una bandiera della pace sventola sulla facciata della Curia di Napoli, in largo Donnaregina, issata come gesto simbolico e concreto contro la guerra, mentre l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, lancia un messaggio durissimo rivolto ai potenti del mondo: “Spegnete i cannoni. Fermate i convogli carichi di morte”.
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Un’iniziativa che si fa denuncia. In un momento in cui il pianeta è dilaniato da conflitti armati e violenze diffuse, la Chiesa napoletana prende posizione netta, schierandosi dalla parte della pace.
Lo fa con un gesto pubblico e con le parole forti del suo pastore, contenute nel testo intitolato “Se non per Dio, fatelo per ciò che d’umano resta nell’umanità…”.
L’appello: “Aratri, non cannoni”
“Il pianeta risuona tamburi di guerra da ogni direzione dell’orizzonte – scrive Battaglia –. In Ucraina 13mila civili cancellati dal fuoco, a Gaza 57mila vite spente come candele nella corrente, in Sudan quattro milioni di corpi in marcia verso un fazzoletto d’ombra, in Myanmar tre milioni e mezzo di volti dispersi fra cenere e giungla.
E sopra tutti, una città invisibile che non smette di crescere: 122 milioni di profughi lanciati nel vento come semi”».
Un grido che denuncia non solo la tragedia, ma anche l’indifferenza: “Questi numeri dovrebbero gelare il sangue – scrive il cardinale –, ma sfumeranno come bruma se non accostiamo l’orecchio al battito che custodiscono”. E poi l’affondo: “Ogni cifra è una fronte che scotta, una voce che domanda solo un minuto senza sirene”.
“Fermate i bilanci di guerra, costruite sale parto”
Don Mimmo si rivolge ai “governi in doppiopetto, alleanze militari dalla voce di metallo, consigli d’amministrazione oliati come ingranaggi”, affermando con forza che “il Vangelo non fa sconti né ammorbidisce la verità. Impone di riconoscere l’uomo quando lo si vede, di chiamare male ciò che schiaccia l’uomo”.
Poi la richiesta che è quasi un comando morale:
“Fermate i convogli carichi di morte prima che varchino l’ultima dogana, smontate i macchinari che colano piombo e forgiatene aratri, tubature, banchi di scuola. Portate i bilanci di guerra sulla cattedra di un maestro stanco, trasformate i fondi per i missili in ambulanze e sale parto illuminate”.
Un invito rivolto anche ai parlamentari: “Abbandonate dossier e grafici: attraversate, anche solo per un’ora, i corridoi spenti di un ospedale bombardato”.
“O costruttori di vita o complici del male”
Il cuore del messaggio è in una frase che non lascia scampo: “Finché una bomba varrà più di un abbraccio, saremo smarriti. Finché le armi detteranno l’agenda, la pace sembrerà follia”.
Battaglia chiude il suo appello con una riflessione rivolta ai cittadini comuni, chiamati a scegliere da che parte stare: “A noi, popolo che legge, spetta il dovere di non arrenderci. È richiesta una scelta netta: o costruttori di vita o complici del male. Terze vie non esistono”.
Con la bandiera della pace sulla Curia e parole che suonano come una denuncia profetica, la Chiesa di Napoli si pone ancora una volta come voce scomoda ma necessaria, ricordando che la fede, se autentica, non può mai tacere davanti alla guerra.
Articolo pubblicato il giorno 8 Luglio 2025 - 21:39
L’idea di issare una bandiera della pace sulla Curia è un gesto che si fa notare. Tuttavia, dovremmo riflettere sul significato profondo di queste parole e azioni. È importante che tutti noi facciamo la nostra parte per promuovere la pace, senza dimenticare i numeri terribili citati.