Giuseppe Noschese, padre del DJ Michele Noschese, morto a Ibiza lo scorso 19 luglio, si prepara a rientrare in Italia dopo una settimana di dolore e attesa.
La salma del 35enne è stata liberata dalle autorità spagnole e verrà cremata nelle prossime ore. Intanto, la famiglia attende gli esiti degli ultimi esami diagnostici – tra cui TAC e risonanza magnetica – eseguiti alla presenza di un consulente di parte, per confermare o smentire i risultati dell’autopsia.
«Ci vorranno un paio di giorni», spiega il padre, medico ortopedico in pensione, che insieme alla moglie Daniela e all’altro figlio Giampiero è «straziato» dalla perdita. L’autopsia non ha rilevato segni di percosse, avvalorando la tesi della Guardia Civil, secondo cui il decesso sarebbe avvenuto per arresto cardiaco dopo che Michele, in preda a una crisi, era stato immobilizzato.
“Era fuori di sé”: la testimonianza choc
I racconti dei residenti del complesso di Rocca Llisa, dove Michele viveva, dipingono una scena drammatica. Una testimone intervistata dal Diario de Ibiza ha descritto il DJ come «fuori di sé», tanto da intrufolarsi nel balcone di un vicino 82enne e scuoterlo violentemente.
«Non so se fosse in crisi psicotica o sotto effetto di droghe, ma sembrava un matto», ha detto la donna. Gli amici presenti quella notte – arrivati per una festa – avrebbero tentato di calmarlo, senza successo: «È come uscito di senno, è impossibile», gli avrebbero risposto.
Quando sono arrivate le forze dell’ordine, Michele era già in uno stato di estrema agitazione. Secondo la ricostruzione ufficiale, avrebbe minacciato un anziano con un coltello, saltando da un balcone, prima di essere bloccato. Poco dopo, le convulsioni e il tragico epilogo.
Il padre: “Mio figlio non era un violento”
Giuseppe Noschese contesta però la versione della polizia spagnola, soprattutto l’ipotesi che il figlio fosse un consumatore abituale di stupefacenti.
«Michele era uno sportivo, sempre in salute. Dov’è la denuncia che lo prova?», chiede. E aggiunge: «Non ci sono denunce per aggressioni, né da parte del vicino né della ragazza che era con lui».
Quella notte, spiega, Michele era in «dolce compagnia» e, poco prima della tragedia, aveva scritto agli amici: «Basta fare chiasso, che protestano i vicini». Un messaggio che, secondo il padre, dimostra che non era in preda a un raptus.
Le domande ancora senza risposta
La famiglia ha presentato una denuncia contro la Guardia Civil per omicidio, ma Giuseppe Noschese insiste: «Non cerco un colpevole a tutti i costi, solo la verità».
Da medico, però, solleva un dubbio cruciale: «Se Michele aveva convulsioni, perché non è stato soccorso invece che ammanettato?».
Ora tutto dipende dagli esami tossicologici e dalle indagini della magistratura spagnola. Intanto, Napoli attende il ritorno di un padre che non smette di chiedersi: «Cos’è successo davvero a mio figlio?».
Articolo pubblicato da Rosaria Federico il giorno 25 Luglio 2025 - 22:16