Napoli – Il padre di Michele Noschese, in arte DJ Gozdi, deceduto a Ibiza il 19 luglio in circostanze ancora da chiarire, è stato ascoltato oggi per circa tre ore dalla Squadra Mobile di Napoli su delega della Procura di Roma.
All’uscita dalla Questura, Giuseppe Noschese ha parlato ai giornalisti, esprimendo il dolore della famiglia e sollevando interrogativi sulle modalità di intervento delle autorità spagnole.
“Con dispnea si chiama il medico, non la polizia”
“Non entro nel merito di quello che è successo,” ha dichiarato Giuseppe Noschese, “ma in Italia se una persona è in forte stato di agitazione, è dispnoico, cioè ha una insufficienza respiratoria, si chiama un servizio di assistenza sanitaria e non si chiede invece l’intervento della polizia.
” Questa affermazione suggerisce una critica implicita all’approccio adottato dalle forze dell’ordine a Ibiza, lasciando intendere che, a suo avviso, la situazione avrebbe richiesto un intervento medico piuttosto che di polizia.
La richiesta di giustizia e il sogno infranto di Michele
La salma di Michele Noschese dovrebbe arrivare domani mattina a Fiumicino. “Come famiglia non vogliamo vendetta ma giustizia,” ha ripetuto il padre. “Michele era un ragazzo che aveva realizzato il sogno della sua vita, si era realizzato come dj e producer a livello mondiale, tante discoteche dopo la sua morte hanno trasmesso le sue tracce, ci sono state manifestazioni importanti di suoi fans qui a Napoli ma anche a Ibiza e a Miami dove sono stati esposti display luminosi. Aveva raggiunto una notorietà che sinceramente anche noi, come famiglia, ignoravamo.”
L’obiettivo primario della famiglia è ora “riportarlo a Napoli e di cremare il corpo dopo che la madre e il fratello più piccolo l’avranno visto.”
Dubbi sugli esami autoptici e la ricerca della verità
Alla domanda su una possibile seconda autopsia, Noschese ha replicato che lo “strazio cui è stato finora sottoposto” è già stato sufficiente. Ha fatto riferimento a un’integrazione di accertamenti (una TAC e una risonanza magnetica eseguite in una struttura privata in Spagna) di cui dice di “non avere contezza” dei risultati ufficiali, ma che ritiene “idonee”.
Il padre del dj ha anche ricordato che la prima autopsia in Spagna è avvenuta in assenza di un perito di parte, pur precisando che “questo non significa niente: la magistratura spagnola farà le sue valutazioni.”
La speranza della famiglia è che, una volta ottenuta la certificazione ufficiale dell’autopsia con tutti i dettagli, sia possibile confrontarla con i risultati della TAC e della risonanza magnetica per ottenere un quadro completo e definitivo sulle cause del decesso.
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Articolo pubblicato da Rosaria Federico il giorno 31 Luglio 2025 - 19:21
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