Una bomba sociale pronta a esplodere. Le carceri italiane oggi sono il volto più scoperto della disumanità istituzionale, luoghi dove i numeri raccontano l’agonia di un sistema al collasso. Sono 62.723 i detenuti attualmente presenti nelle strutture penitenziarie italiane, a fronte di appena 46.706 posti disponibili. E in Campania la situazione è ancora più drammatica: 7.571 persone ristrette, contro una capienza effettiva di 5.497. Poggioreale, simbolo del disastro, ospita 2.066 detenuti, sebbene ne possa contenere solo 1.300.
A lanciare l’allarme è Samuele Ciambriello, portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali e garante regionale dei detenuti per la Campania, nel corso della mobilitazione nazionale andata in scena anche a Napoli, davanti al Tribunale e alle porte di Poggioreale. “Questa – ha detto – non è più un’urgenza amministrativa, è un’emergenza sociale. I suicidi in cella e il sovraffollamento impongono scelte rapide e coraggiose. Chiediamo la liberazione anticipata speciale, portandola da 45 a 75 giorni ogni semestre, e un provvedimento deflattivo, come fu fatto dai governi Berlusconi nel 2003 e nel 2010”.
I numeri impressionano: in Italia, oltre 9.200 detenuti hanno una pena residua inferiore a un anno. In Campania, sono 904. Numeri che dimostrano come una parte consistente della popolazione carceraria potrebbe essere gestita con misure alternative alla detenzione. A peggiorare il quadro, l’inagibilità di intere sezioni detentive e la grave carenza di personale: mancano agenti penitenziari, medici, educatori, assistenti sociali. E la tensione, dentro, cresce ogni giorno.
Alla manifestazione, accanto ai Garanti comunali e regionali, erano presenti anche don Tonino Palmese, esponente della Pastorale Carceraria, l’avvocatura napoletana, rappresentanti del Movimento Forense e dell’Ordine degli Avvocati di Napoli Nord, oltre a figure simboliche come padre Alex Zanotelli e diversi consiglieri regionali. Tutti uniti in un grido collettivo: basta voltarsi dall’altra parte. Le carceri non possono più essere terre di nessuno, né discariche umane dove lo Stato smaltisce il disagio sociale.
Ciambriello ha ricordato che anche durante la pandemia da Covid fu adottata la misura della liberazione anticipata straordinaria, e che l’Italia ha già subito sanzioni dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per trattamenti degradanti. “Non possiamo aspettare altre condanne o altri morti. Serve un’azione forte, adesso”.
Articolo pubblicato da Vincenzo Scarpa il giorno 30 Luglio 2025 - 16:45

Vincenzo Scarpa, Giornalista Pubblicista per Cronache della Campania e
Studente di Scienze Politiche all’Università di Napoli Federico II.
Appassionato di qualsiasi tipo di sport, ama scrivere e parlare principalmente di calcio
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