Nella foto da sinistra Ciro Mazzarella, Giuseppe Misso, Ciro Mauro ed Eduardo Contini
Il panorama criminale napoletano è stato ed è ancora oggi un costante susseguirsi di alleanze e tradimenti. La storia dei Mazzarella ne è un esempio lampante, con accordi strategici che mutano in base alle convenienze e alle emergenze.
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Una delle alleanze più salde fu quella con i Misso, clan confinante che controllava zone limitrofe come la Sanità, via Duomo, Forcella, Porta di San Gennaro, Materdei, Fontanelle, parte di Foria e Piazza Cavour.
Nel 1999, con la scarcerazione di “o ‘Nasone”, storico esponente dei Misso, si verificò una convergenza di interessi: Misso, Mazzarella e Sarno si trovarono ad avere gli stessi nemici, ovvero l’Alleanza di Secondigliano (in particolare i Licciardi, i Contini e i Lo Russo).
Ben prima della scarcerazione di Misso nel 1999, i Contini avevano già una faida sanguinosa con i Mazzarella. Uno scontro che vide l’uccisione del padre di Gennaro Mazzarella. Nel tempo, tuttavia, si giunse a un accordo con l’Alleanza di Secondigliano, segno della dinamicità delle relazioni criminali.
La famiglia Mauro, nota come “Alesi”, fu più volte allontanata dalla zona del Mercato. Nonostante avessero una solida caratura criminale, appoggi di spessore e legami di parentela con i Contini, la loro presenza nel Mercato non era tollerata dai Mazzarella, che pretendevano il controllo esclusivo delle attività illecite. Questa elevata conflittualità culminò in un grave scontro armato a Piazza Mercato il 18 maggio 2002.
La giurisprudenza più recente conferma l’ininterrotta influenza del clan Mazzarella su quartieri nevralgici come Forcella, Mercato, Maddalena, Rione Luzzatti, il “Connolo” di Poggioreale e San Giovanni a Teduccio. A questi si aggiungono, per estensione o consolidamento, zone come Via Tribunali, Via Duomo, San Gaetano e il Rione Sant’Alfonso.
La storia, la mutazione delle alleanze criminali, i contrasti tra il clan Mazzarella e i rivali sono contenute nelle oltre mille pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Gianluigi Visco e che la settimana scorsa ha portato in carcere 57 tra boss e gregari della cosca.
Sentenze come la numero 3095/2010 (confermata dalla Corte d’Appello nel 2012) hanno certificato l’operatività del clan su questi territori, evidenziando il ruolo di figure come Alfonso e Gennaro Mazzarella (classe 1972), Paolo Ottaviano, Giuseppe Del Prete, Biagio Rapicano Aiello e Salvatore Zazo.
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Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca”
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