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TERZA PUNTATA

Camorra, la faida Mazzarella-Alleanza e i 20 omicidi del 1997

La storia dello scontro tra le due potenti famiglie criminali che da oltre 30 anni sta insanguinando le strade di Napoli e provincia
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La faida tra i Mazzarella e i loro rivali, in primo luogo la consorteria dell’Alleanza di Secondigliano, è stata scandita da episodi di violenza efferata, attentati mirati e omicidi che negli anni hanno ridisegnato la mappa criminale di Napoli.

Nonostante avessero una solida caratura criminale, appoggi di spessore e legami di parentela con i Contini, la loro presenza nel Mercato non era tollerata dai Mazzarella, che pretendevano il controllo esclusivo delle attività illecite.

Il conflitto non nasce per vendetta né per onore, ma per soldi, controllo e soprattutto droga. I Mazzarella, inizialmente alleati dei Licciardi, sono considerati parte integrante del cartello dell’Alleanza. Ma come spesso accade in camorra, le alleanze durano finché non c’è da spartirsi un bottino più grande.

Uno dei primi segnali di rottura arriva con l’omicidio di Pasquale Riccio, uomo vicino al clan Licciardi, ucciso nel 1995 proprio nel quartiere Mercato. È una dichiarazione di guerra, anche se nessuno la proclama ufficialmente. Da quel momento, Napoli inizia a essere divisa in due: da una parte l’Alleanza, con la sua struttura quasi militare, dall’altra il gruppo Mazzarella, più disordinato ma feroce, pronto a tutto pur di affermare la propria supremazia.

Nel 1996, il sangue scorre di nuovo: Giuseppe Testa, ras della zona di San Giovanni legato ai Mazzarella, viene freddato da un commando in sella a una moto. È la risposta all’arroganza dei fratelli Vincenzo e Gennaro, che ormai trattano direttamente con gli uomini del cartello di Cali e hanno estromesso i Licciardi da diverse piazze nella periferia orientale.

Intanto i Contini, capeggiati da Edoardo Contini “’o romano”, si muovono nell’ombra: preferiscono non esporsi, ma finanziano azioni e danno protezione logistica agli alleati. In questo periodo nascono le prime “alleanze trasversali”: i Mazzarella si avvicinano a vecchie famiglie criminali del centro storico, come i Giuliano, che pure sono in fase di declino, e ad alcuni elementi della criminalità stabiese e vesuviana, in chiave anti-Alleanza.

 I venti omicidi del 1997

Il 1997 segna un’escalation: Napoli vive una stagione di agguati quasi quotidiani. Nella sola area tra Gianturco, via Marina e San Giovanni si contano più di venti omicidi legati al controllo delle piazze di cocaina. Molte vittime non sono boss o ras, ma giovani pusher o gregari che pagano con la vita un cambiamento di schieramento o un’informazione passata alla parte sbagliata.

Tra il 1997 e il 1998, i Mazzarella inaugurarono una nuova stagione di sangue nella storia della camorra napoletana, dando avvio a una feroce guerra contro l’Alleanza di Secondigliano. Un conflitto che ridisegnò gli equilibri criminali in città, ma che vide Gennaro Mazzarella, vertice storico del clan, mantenere un profilo defilato. Il suo obiettivo non era lo scontro frontale, bensì il consolidamento del potere sul territorio del Mercato, roccaforte strategica per i traffici illeciti.

In quegli anni, Gennaro Mazzarella poté contare sul sostegno dei figli Franco e Ciro e sui legami con i Licciardi della Masseria Cardone, famiglia fondatrice proprio della consorteria che il clan stava sfidando. Ma fu soprattutto attraverso il traffico internazionale di stupefacenti, con consistenti importazioni dalla Spagna, che i Mazzarella riuscirono ad accumulare un’enorme forza economica.

Gennaro Mazzarella arrestato in Spagna nel 1999

L’ascesa del clan non subì una battuta d’arresto neppure dopo il primo arresto di Gennaro Mazzarella, avvenuto nel 1999 in Spagna e seguito dall’estradizione in Italia. Dopo un periodo di detenzione durato fino al novembre del 2001, Gennaro tornò in libertà ma fu nuovamente arrestato il 20 marzo 2003.

La sua cattura definitiva non compromise però l’organizzazione: i figli Franco e Ciro presero le redini del clan, superando un iniziale momento di incertezza e rafforzando la leadership dopo un breve riavvicinamento allo zio Vincenzo.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini dei magistrati e delle forze dell’ordine le dinamiche criminali dei Mazzarella si intrecciarono in quegli anni con una rete di alleanze e contrasti strategici.

Particolarmente solido fu il patto con il clan Misso, raccontato dal collaboratore di giustizia Michelangelo Mazza. Un’intesa fondata non solo sulla contiguità territoriale – i Misso controllavano la Sanità, via Duomo, parte di Forcella, Materdei, le Fontanelle, Foria e piazza Cavour – ma anche su convergenze di interessi.

L’uscita dal carcere di Giuseppe Misso nel 1999

Nel 1999, quando Giuseppe Misso, detto ’o nasone, uscì dal carcere, si trovò a condividere con i Mazzarella (e con i Sarno) un comune nemico: l’Alleanza di Secondigliano, e in particolare i Licciardi, i Contini e i Lo Russo.

Proprio i Contini, secondo quanto riferito dal pentito Mazza, erano già da tempo in guerra con i Mazzarella: uno scontro sanguinoso che aveva visto, in passato, l’uccisione del padre di Gennaro. Solo in seguito si giunse a un fragile accordo con l’Alleanza.

Un altro fronte caldo fu quello del quartiere Mercato, dove i Mazzarella dovettero fare i conti con la famiglia rivale dei Mauro, detti “Alesi”. Secondo le testimonianze dei pentiti Capuozzo Francesco, Mazza Michelangelo, Misso Emiliano Zapata, Misso Giuseppe e Giuliano Salvatore, i Mauro vantavano una solida reputazione criminale, radicata soprattutto nel contrabbando e nelle estorsioni.

Pur legati da vincoli di parentela con i Contini, i Mauro mantenevano buoni rapporti con i clan egemoni del centro città, tra cui i fratelli Giuliano di Forcella e lo stesso Vincenzo Mazzarella, che avevano aiutato in occasione di un delicato intervento al fegato.

Ma la coabitazione tra i due gruppi non era destinata a durare. Con l’ascesa dei Mazzarella, i Mauro non poterono più operare in autonomia: le regole del sistema criminale imponevano la subordinazione al clan dominante. Una presenza, quella degli Alesi, considerata troppo ingombrante e perciò mal tollerata dai nuovi padroni del Mercato.

Nel quartiere Mercato si vive sotto assedio. I Mazzarella si fortificano nei palazzi tra vico Soprammuro e Forcella, impiantano telecamere, vedette e circuiti di sorveglianza. Rispondono colpo su colpo. La guerra è ormai aperta, e coinvolge anche la polizia e i carabinieri, che iniziano a scoprire arsenali, bunker e nascondigli. Ma la faida è appena cominciata.

Scontro con i Mauro e attentati nel 2002

Nel maggio 2002 esplode lo scontro tra i Mazzarella e la famiglia Mauro “Alesi”, storicamente attiva al Mercato. Durante una sparatoria a Piazza Mercato (18 maggio), rimangono feriti un affiliato dei Mazzarella, Francesco Ramaglia, e un minore, Ciro Mauro (nipote dei Mauro).

.Quella stessa notte vengono appiccati due incendi: in via Cristofaro Marino e in via del Macello in garage riconducibili ai Mauro/Ferrone. Il Tribunale ritiene Gennaro Mazzarella mandante di questi atti ritorsivi .

Ritorno dei Mauro e nuovo confronto (2004‑2005)

Dopo essere stati estromessi dal Mercato, i Mauro tentano di riprendere terreno nel Pallonetto di Santa Lucia. Scattano di nuovo scontri tra i gruppi; ruota una mediazione di pace con i Misso per contenere l’espansione incontrollata dei Mazzarella nel centro città .

In questo contesto si consumano due omicidi chiave:

Franco Ferrone, ucciso il 3 febbraio 2004 nel suo garage Mercato — collegato ai Mauro come cugino di Ciro Mauro.

Antonio Scafaro detto “Pippetta”, assassinato il 6 marzo 2005 sotto una pioggia di 17 proiettili nella zona del Mercato, atto che stabilisce l’egemonia dei Mazzarella su quella fascia cittadina secondo i collaboratori di giustizia.

I Conflitti con il Clan Caldarelli (2004-2005)

In questo periodo si registrarono contrasti anche con il clan Caldarelli, egemone nella limitrofa zona delle Case Nuove. Nonostante il forte legame tra i Caldarelli e Vincenzo Mazzarella, i nipoti Franco e Ciro mal digerivano questa vicinanza, desiderosi di espandere il loro controllo sul territorio confinante. Tuttavia, l’opposizione dello zio impedì la loro acquisizione.

3.continua

(bella foto da sinistra Gennaro Mazzarella, Vincenzo Mazzarella, Ciro Mazzarella, Franco Mazzarella, Giuseppe Misso, Luigi Giuliano; in basso sempre da sinistra Eduardo Contini, Ciro Mauro, Gennaro Licciardi, Raffaele Caldarelli e Vincenzo Caldarelli)

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato da Giuseppe Del Gaudio il giorno 28 Luglio 2025 - 06:40




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