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ULTIMO AGGIORNAMENTO : 11 Giugno 2025 - 19:07
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Truffa sui migranti, il tesoro nascosto nel trolley e tutti i ruoli chiave dell’organizzazione

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Napoli – Un trolley contenente 320mila euro in contanti è tra i beni sequestrati ieri dalla Polizia di Stato nel corso di una vasta operazione che ha portato a 45 provvedimenti cautelari – tra arresti in carcere, domiciliari e obblighi di presentazione – disposti dal GIP di Napoli, Maria Laura Ciollaro.

Al centro dell’inchiesta della Procura e della DDA, un’organizzazione criminale capeggiata da tre avvocati che avrebbe sfruttato l’immigrazione clandestina per realizzare ingenti profitti.

Il tesoro nascosto e i vertici dell’organizzazione

Il trolley con l’ingente somma di denaro è stato trovato nella disponibilità di uno dei tre legali ritenuti i vertici del gruppo. La Procura e la Polizia di Stato accusano l’organizzazione di aver fatto leva sulla forza intimidatrice del clan Fabbrocino, grazie alla collaborazione di un elemento di spicco della cosca, operativo tra san Giuseppe Vesuviano e comuni vicini..

Era proprio quest’ultimo, secondo l’accusa, a riscuotere il denaro pattuito con i “clienti”: in prevalenza extracomunitari provenienti dal Bangladesh e dallo Sri Lanka, disposti a pagare fino a 10mila euro per l’inserimento di una domanda di lavoro fittizia sul portale dello Sportello Unico per l’Immigrazione (SUI). Le domande venivano presentate utilizzando identità digitali di imprenditori compiacenti.

Tra i beni di lusso sequestrati all’avvocato Vincenzo Sangiovanni, ritenuto il capo della “cricca”, figurano, oltre alla notoria Ferrari emersa nelle precedenti fasi dell’indagine, anche un appartamento a Sorrento, diversi locali commerciali nella prestigiosa piazza Amedeo di Napoli, una moto Harley Davidson da quasi 30mila euro, una Mercedes da 88mila euro e numerose polizze assicurative.

Come funzionava la truffa

Il gruppo, guidato dall’avvocato Vincenzo Sangiovanni, aveva creato una struttura a più livelli, in cui ogni membro svolgeva un ruolo preciso:

 Procacciatori di clienti: reclutavano migranti disposti a pagare per ottenere il nulla osta d’ingresso.
Falsificatori di documenti: preparavano pratiche con dati inventati, attestando inesistenti offerte di lavoro.
Aziende compiacenti: oltre 10 imprese (tra cui panifici, società edili e attività commerciali) firmavano falsi contratti in cambio di denaro.
Inseritori telematici: utilizzavano account multipli per inviare le domande durante il click day.

I ruoli chiave dell’organizzazione

  • Vincenzo Sangiovanni: ritenuto il promotore e capo dell’organizzazione. Forniva direttive, gestiva i rapporti con intermediari e aziende compiacenti, effettuava i pagamenti ai collaboratori, asseverava le pratiche come legale, e metteva a disposizione dispositivi elettronici e identità digitali.

  • Giuseppe Menzione: stretto collaboratore di Sangiovanni, condivideva con lui lo studio legale in via Leoni Lavinaio. Si occupava della preparazione delle pratiche false e riceveva i clienti stranieri, redigendo ricevute fittizie attestanti l’avvenuto inserimento delle domande nei click day.

  • Fabrizio Cerrone: curava la consegna dei nulla osta e dei documenti falsi, riscuoteva i pagamenti per i servizi illeciti, custodiva la documentazione aziendale usata per le false richieste e le chiavi del bagno dello studio dove era nascosta parte del materiale.

  • Guglielmo Acciarino: si occupava del procacciamento di clienti e aziende compiacenti, della compilazione delle pratiche false e dell’inserimento al portale SUI nei giorni dedicati al click day.

  • Giustino Grimaldi: individuava datori di lavoro disposti ad attestare una falsa necessità di manodopera e procurava timbri contraffatti di aziende inconsapevoli.

  • Massimo Centomani: reperiva passaporti stranieri e datori di lavoro disposti a collaborare, curava anche il caricamento telematico delle pratiche sul portale SUI.

  • Melanie Seeber: inseriva le domande al portale della Prefettura, metteva a disposizione l’azienda della madre per la creazione di rapporti di lavoro fittizi e sfruttava il proprio ruolo di vigile urbano per trovare clienti.

  • Mario Nippoli, poliziotto in servizio presso il Commissariato di P.S. Poggioreale: inseriva le domande al portale SUI usando identità digitali di terzi fornite da Sangiovanni.

  • Giuliano Calcinai: aveva funzioni analoghe a quelle di Nippoli, caricando domande con identità digitali intestate ad altri.

  • Rosita Catapano e Alberto Dragonetti: si occupavano del reperimento di clienti stranieri in cerca di nulla osta per l’ingresso in Italia.

  • Nunzio Sangiovanni, padre di Vincenzo: custodiva i proventi illeciti e metteva a disposizione la propria azienda, VLSA Costruzioni S.R.L.S., per presentare false domande di assunzione e creare fittizi rapporti di lavoro.

  • Salvatore Del Giudice: forniva l’azienda DGS Costruzioni S.r.l., con sede a San Giuseppe Vesuviano, per certificare falsamente necessità di manodopera straniera.

  • Antonio Noranna e Antonio Perillo: mettevano a disposizione la gestione effettiva del Gruppo Noranna di Noranna Ciro C.S.A.S., per finalità analoghe.

  • Armando Manna: utilizzava la propria azienda Panificio Pane Caldo S.R.L. di Volla (NA) per attestare falsi rapporti lavorativi con cittadini extracomunitari.

  • Antonio Biagio Menna: metteva a disposizione la propria ditta individuale con sede a Francolise (CE), in via Sagnelli, per la presentazione di false domande.

  • Saverio Russo: forniva la società Strike Bagnoli S.R.L., con sede a Napoli in piazza Nazionale 60/61, per certificare inesistenti assunzioni.

  • Aniello Iervolino, fino a gennaio 2024, offriva la propria azienda AGIEMME S.r.l., con sede a San Giuseppe Vesuviano, per presentare false domande e attestare rapporti di lavoro mai esistiti.

  • Abdur Razzak e MD Saiful Ripone: si occupavano del procacciamento di clienti stranieri interessati al rilascio di nulla osta.

L’indagine ha svelato un sistema articolato e strutturato, capace di sfruttare canali ufficiali per agevolare illegalmente l’ingresso e la permanenza in Italia di cittadini extracomunitari, compromettendo la regolarità delle procedure legate al Decreto Flussi. Le autorità proseguono con gli accertamenti finalizzati a verificare l’estensione della rete e il coinvolgimento di altri soggetti.

 

 

 

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Articolo pubblicato il giorno 11 Giugno 2025 - 19:07


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