In un calcio italiano in crisi d’identità, orfano di un commissario tecnico e sempre più lontano dai palcoscenici che contano, la risposta del mercato estivo è chiara, quanto preoccupante: si punta tutto sui veterani. Mentre la Nazionale rischia per la terza volta consecutiva di doversi aggrappare ai playoff per staccare un biglietto per il Mondiale – assente da dodici lunghi anni – la Serie A mostra il volto di un sistema che fatica a rinnovarsi, preferendo l’usato sicuro all’incognita dei giovani.
Edin Dzeko, 39 anni, è tra i nomi più corteggiati: Fiorentina, Bologna e Como lo vogliono per la sua esperienza e il suo fiuto del gol. A Milano, sponda rossonera, si prepara l’arrivo del quasi quarantenne Luka Modric, proprio mentre il Milan cede al Manchester City uno dei suoi pezzi pregiati, Reijnders, per 70 milioni di euro. E se i tifosi del Napoli sognano il talento – forse ormai nostalgico – di Kevin De Bruyne, atteso in città per le visite mediche, si moltiplicano le voci su un possibile (e clamoroso) ritorno in Italia di Cristiano Ronaldo, con il Como pronto a sparigliare le carte grazie all’ambizione sfrenata dei fratelli Hartono.
La Serie A, che vede scappare i suoi giovani migliori verso l’estero, continua a vivere nel paradosso: esporta talento e importa passato. Ma non tutto è immobilismo. A riaccendere la speranza sono le idee e i progetti di piazze non tradizionali: Como e Bologna stanno provando a sovvertire le gerarchie storiche, investendo con visione e costruendo valore. Modelli che cercano di seguire l’esempio dell’Atalanta, forse il vero cantiere di modernità del nostro calcio. Intanto però, il Mondiale resta lontano, come un sogno mai sveglio.
Articolo pubblicato il giorno 11 Giugno 2025 - 18:35