ROMA – L’era Gennaro Gattuso alla guida della Nazionale è cominciata con una conferenza stampa che ha avuto il tono di una dichiarazione di intenti. Niente sconti, niente alibi, niente mezze misure: chi viene convocato, resta a Coverciano.
“Anche con un problemino – ha chiarito il ct – bisogna cercare di restare con noi. Abbiamo tutto per gestire i giocatori qui. Se vogliamo essere credibili, chi è convocato sta a Coverciano. Solo se non riusciamo a curarlo, torna al club”.
L’identità della sua Nazionale si costruirà su corsa, lavoro e appartenenza. “I miei giocatori devono andare a mille all’ora. Non faccio il poliziotto, ma sul campo si lavora forte. Voglio gente che arriva con il sorriso e voglia di dare tutto”. Gattuso ha già sentito 35 calciatori, tra cui Enrico Chiesa, segno che il nuovo corso è già iniziato.
Sul piano tattico, sarà una Nazionale camaleontica: “Il nostro campionato è diviso tra chi gioca a tre e chi a quattro, ma non sono i moduli a contare. Bisogna mettere i giocatori nei ruoli giusti e creare una squadra che attacchi, che giochi nella metà campo avversaria”. Infine, l’obiettivo: non una coppa, ma uno spirito.
“Non dico di fare come Lippi e alzare il trofeo, ma voglio ricreare quell’alchimia, quel senso di appartenenza. Bisogna entrare nella testa dei ragazzi nel modo giusto, non devono cambiare loro, dobbiamo farlo noi per capirli”. Una Nazionale nuova, con l’anima antica del guerriero Gattuso: Coverciano non sarà più solo un ritiro, ma un luogo di appartenenza.
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