NAPOLI – “Napoli è una splendida città per i vivi, non per i morti”. Così si apre la nota congiunta, dura e accorata, diffusa dai concessionari dei templi di cremazione di Castel Volturno, Domicella, Cava de’ Tirreni e Montecorvino, che attaccano frontalmente la delibera n. 243 approvata lo scorso 29 maggio dalla giunta comunale di Napoli. Il provvedimento introduce una tariffa complessiva di 360 euro sul trasporto delle salme fuori città per la cremazione e sul rientro delle urne cinerarie. Una “tassa sul dolore”, dicono i gestori, che pesa come un macigno su famiglie già colpite dalla perdita.
I concessionari denunciano un atto che giudicano miope e ingiustificato, contrario a ogni principio di libertà e rispetto nei confronti delle scelte individuali. La nuova imposizione, sostengono, è una misura che snatura il significato etico della cremazione e svilisce il diritto di decidere dove e come dare l’ultimo saluto ai propri cari. “Non si risana il bilancio sulle spalle dei morti e sul dolore dei vivi”, scrivono con amarezza, evidenziando come la decisione del Comune di Napoli rischi di trasformare un momento sacro in un peso burocratico e finanziario.
Ma non è solo una questione morale: secondo gli operatori del settore, la nuova tassa renderà economicamente svantaggiosa ogni scelta diversa dall’impianto cittadino, quello di Poggioreale, che rischia ora di andare incontro a un inevitabile sovraffollamento. Il risultato? Code, bare in attesa, carenza di spazi, rischio igienico-sanitario e un sistema cimiteriale sotto pressione.
L’appello finale è rivolto direttamente al sindaco Gaetano Manfredi. “Napoli sta vivendo una stagione di rinascita culturale e urbana – scrivono – ma è questa l’idea di città che vogliamo per i defunti? Una Napoli che tassa il dolore, mortifica la libertà e svende la dignità dell’addio?”. La richiesta è chiara: ritirare il provvedimento e restituire alla morte il rispetto che merita.
Articolo pubblicato il giorno 11 Giugno 2025 - 11:55