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Maurizio De Giovanni al SWFF15: “La scrittura è l’origine di ogni storia”

Lo scrittore napoletano ospite del Social World Film Festival di Vico Equense: tra serialità, adattamenti e la forza del racconto collettivo
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Nell’ambito della quindicesima edizione del Social World Film Festival, la Mostra Internazionale del Cinema Sociale che ha luogo presso la splendida cornice di Vico Equense, da lunedì 23 giugno fino a sabato 28 giugno, Maurizio De Giovanni è stato ospite della kermesse cinematografica.

Scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e autore televisivo di origine partenopea, De Giovanni ha offerto al pubblico una riflessione profonda sul ruolo del cinema sociale, il valore della scrittura e la complessità della narrazione seriale.

«Questo è il luogo più emozionante al mondo, è mozzafiato – ha dichiarato lo scrittore – e non a caso mantiene la sua fama e la sua immagine da migliaia di anni. Il festival è uno dei simboli di questo luogo, è irrinunciabile. Parlare di storie in un posto che ne ha ispirate così tante è congeniale».

Secondo De Giovanni, il cinema sociale si riconosce nella capacità di raccontare la realtà in modo autentico e toccante. «Il film Forrest Gump, per me, è sinonimo di cinema sociale – ha spiegato – perché narra la storia di un uomo che, inconsapevolmente, compie dei passi avanti. Dietro la satira, c’è un messaggio profondissimo. Ogni forma di narrazione può portare alla luce un caso concreto che resta impresso nella memoria collettiva.»

Dalla pagina allo schermo: la sfida dell’adattamento

Autore di celebri serie letterarie come Il commissario Ricciardi e I bastardi di Pizzofalcone, Maurizio De Giovanni ha raccontato le sfide dell’adattamento da romanzo a sceneggiatura, argomentando nel particolare sulle metodologie e sui passaggi tecnici che si compiono durante tali translazioni.

Un passaggio che implica una trasformazione del linguaggio narrativo e un cambio di prospettiva. «Bisogna avere due principi di fondo – ha sottolineato – Il primo è la condivisione: a differenza del romanzo, dove la creatività è individuale, la sceneggiatura richiede una creatività collettiva. L’autore deve fare un passo indietro, riconoscendo la legittimità delle idee altrui.

La co-costruzione è tutto – ed ha proseguito – Nel romanzo posso usare il soggetto sottinteso, concedermi parti riflessive. Nella sceneggiatura tutto deve essere visivo. I sentimenti devono emergere dalla postura, dai gesti, da ciò che si vede. La scrittura perde qualcosa, ma guadagna altro».

L’autore ha poi affrontato il tema della serialità e di come essa influenzi – o meno – la creazione dei suoi personaggi. «Il mio approccio è non pensare i personaggi come seriali. La vita è seriale, ma nessuno può sapere cosa accadrà davvero. I personaggi sono delle scommesse: possono diventare seriali solo se li immaginiamo con un passato e un futuro, mai come entità concluse, così come non è mai conclusa la vita stessa».

La centralità della scrittura all’interno di una narrazione

I pensieri espressi riflettono la sua concezione della narrazione come processo vivo, in divenire, capace di evolvere insieme a chi scrive e a chi legge. Un prodotto artistico, per De Giovanni, nasce sempre da una pluralità di sguardi: solo così può guidare il pubblico verso inediti universi di senso. Genesi e motore di tutto, per De Giovanni, resta la scrittura.

«Una storia è una storia – ha affermato con emozione – L’invenzione di una storia è sempre alla base di ogni forma artistica: romanzo, canzone, audiovisivo. Tutto può essere una conseguenza del gesto primigenio della scrittura». La scrittura è, secondo l’autore, il primo atto creativo, una base declinabile in sfaccettati modi, il seme da cui germogliano tutte le successive espressioni artistiche.

«La scrittura è il ritrovamento di una storia, è il nodo da cui si diramano le evoluzioni artistiche. Le versioni successive non sono altro che mediazioni e conseguenze di quel primo gesto». In chiusura, ha voluto rendere omaggio agli artisti napoletani che hanno contribuito alla sua formazione e che rappresentano, a suo avviso, una linea culturale continua e vibrante.

«Noi napoletani vantiamo una tradizione artistica straordinaria. Da Giambattista Basile in poi, non abbiamo mai avuto momenti di vuoto. Credo che non esista luogo con una continuità creativa pari alla nostra – ed ha concluso – Mi viene da citare commediografi, romanzieri, compositori e autori musicali, come Annibale Ruccello, Raffaele Viviani, Enzo Moscato, Mimmo Borrelli, Domenico Rea, Raffaele La Capria, Prisco De Vivo a Luciano De Crescenzo».

 Emanuela Francini

(la foto di copertina è di Marianna Desiderio)

 


Articolo pubblicato il giorno 26 Giugno 2025 - 20:14

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