Una notte difficile, forse insonne, per Gabriele Gravina. Non tanto per il risultato, per quanto pesante, quanto per la sensazione palpabile che qualcosa di profondo si sia spezzato. Il 3-0 subito dall’Italia contro la Norvegia è più di una sconfitta: è il segnale di un progetto tecnico che scricchiola, privo di identità, svuotato nella testa e nelle gambe. E ora il presidente della Figc si ritrova a gestire una crisi che potrebbe presto trasformarsi in un terremoto.
Già oggi, da Coverciano, Gravina comincerà a tastare il polso dell’ambiente. Un primo giro di colloqui con chi vive quotidianamente il gruppo azzurro, a partire da Gianluigi Buffon. Ma il confronto che conta davvero è quello con Luciano Spalletti, e arriverà martedì, dopo la sfida con la Moldavia. Una gara che, nel silenzio teso del Centro Tecnico, viene ormai considerata l’ultima chiamata. Non solo per il tecnico, ma per l’intero assetto della Nazionale.
Già dopo l’Europeo il progetto aveva mostrato incrinature. Gravina allora aveva scelto la continuità, confidando in un rilancio che, per un breve momento, era anche sembrato possibile. Le vittorie, le prestazioni dignitose, una Nations League affrontata con serietà. Ma oggi lo scenario è diverso. L’Italia è spenta, confusa, incapace di ritrovare il filo del gioco e l’anima di un gruppo che, un tempo, aveva fatto della compattezza la sua forza.
Il presidente si interroga, in una corsa contro il tempo per evitare un terzo fallimento mondiale che avrebbe un peso devastante, sportivo e politico. Il punto è chiaro: se la frattura con Spalletti sarà giudicata insanabile, l’intervento sarà rapido e deciso. Gravina non può più permettersi esitazioni.
Articolo pubblicato il giorno 7 Giugno 2025 - 17:26