Lo stadio San Siro
È arrivata oggi, nell’aula bunker del carcere di San Vittore a Milano, la decisione della giudice Rossana Mongiardo nel processo “Doppia Curva”: dieci anni di reclusione per Luca Lucci, leader indiscusso della Curva Sud milanista, e per Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord interista, diventato collaboratore di giustizia dopo l’arresto e le rivelazioni legate all’omicidio di Antonio Bellocco.
Il procedimento ha squarciato il velo su una realtà parallela che si muoveva a cavallo tra il tifo estremo e la criminalità. Un’indagine fiume, firmata dai pm della Dda Paolo Storari e Sara Ombra, culminata nel blitz di settembre 2024 con diciannove arresti e l’accusa di associazione a delinquere, con aggravanti mafiose per i legami con la ’ndrangheta emersi nel settore interista.
La sentenza, pronunciata con rito abbreviato, ha riguardato sedici imputati, tra capi ultras e affiliati delle due curve. Le pene sono andate dai due ai dieci anni di carcere, con condanne che hanno colpito anche nomi di peso come Daniele Cataldo, vice di Lucci, e Marco Ferdico, ex capo del direttivo nerazzurro, condannato a otto anni. La corte ha disposto anche il risarcimento dei danni, patrimoniali e morali, a favore di Milan, Inter e Lega Serie A, per un totale che supera i 120mila euro.
Mentre la giustizia metteva il punto alla prima fase di questo processo, fuori dall’aula gli ultras della Curva Sud organizzavano un presidio di solidarietà per Lucci. Una scena emblematica che racconta quanto sia ancora stretto il legame tra il tifo organizzato e le sue figure guida, anche quando queste finiscono dietro le sbarre.
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La decisione della giudice Mongiardo sembra essere un passo avanti verso la giustizia, ma ci sono molte domande su come il tifo e la criminalità possano essere cosi collegati. La sentenza è veramente adeguata?