Napoli – L’Italia ha registrato 605 femminicidi tra il 2020 e il 2024. Di questi, ben il 54% delle vittime sono state uccise da partner o ex partner. Il dato emerge dal quarto rapporto sulla criminalità nelle aree metropolitane del Paese, intitolato “Criminalità e sicurezza a Napoli.
Vite insicure: forme di violenza sulle donne”, presentato oggi nell’aula magna storica dell’Università Federico II di Napoli.
Il rapporto, curato dai professori Giacomo Di Gennaro (Università Federico II) e Riccardo Marselli (Università Parthenope), evidenzia un incremento dei femminicidi tra il 2020 e il 2023, seguito da una flessione del 6% tra il 2023 e il 2024.
Tuttavia, la violenza contro le donne resta “espressione ancora radicata della più ampia violenza di genere e forma di discriminazione e di controllo dell’uomo sulla donna, che non solo la mortifica in quanto donna, ma la depriva della dignità umana”.
Alla presentazione hanno partecipato figure di spicco come la presidente della commissione parlamentare sul femminicidio, Martina Semenzato, la prorettrice dell’Università di Trento, Barbara Poggio, il procuratore aggiunto di Napoli, Raffaello Falcone, e la storica dell’Università L’Orientale, Simona Feci.
Martina Semenzato ha sottolineato l’importanza della violenza economica, definendola “la forma che impedisce l’autonomia delle donne e l’empowerment femminile perché genera sudditanza anche mentale”. Per questo, la commissione sta lavorando per sostenere e consolidare forme di sostegno economico come il reddito di libertà e il microcredito di aiuto.
A Napoli, tra il 2023 e il 2024, sono stati iscritti 5.400 procedimenti relativi a reati di stalking, maltrattamenti e sexting non consensuale. Il procuratore Raffaello Falcone ha evidenziato come le nuove disposizioni legislative possano avere una funzione deterrente, ma ha anche posto l’accento sulla “scarsità delle risorse umane, magistrati e personale giudiziario”. Il fenomeno della violenza di genere, ha aggiunto, è “trasversale ai ceti, alle classi e ai gruppi sociali”.
Barbara Poggio ha messo in luce il ruolo della rete nella diffusione di linguaggi violenti: “La grave riproduzione di linguaggi violenti e messaggi anti femminili che viaggiano su blog, forum e community rendono il fenomeno sempre più ampio e denso.
È una riarticolazione dei contenuti patriarcali che si nutre di un vittimismo maschilista, indicando le donne quali responsabili del malessere e del disorientamento degli uomini”.
Questa edizione del rapporto si propone anche come un bilancio del fenomeno criminale nell’ultimo ventennio, dal 2004 al 2023. “Un bilancio che ci restituisce un quadro molto composito”, spiega il curatore Giacomo Di Gennaro, evidenziando “l’incremento della violenza minorile non tanto sul fronte dei numeri, ma perché presentano aspetti di devianza anche molto grave che interessano molte aree metropolitane del Paese”.
Il rapporto sottolinea come fattori come il sovraindebitamento, la pandemia, le crisi economiche e l’uso diffuso delle tecnologie digitali abbiano contribuito all’estensione e alla concentrazione dei crimini, rendendo più difficile l’integrazione sociale e aumentando la disuguaglianza.
Le città con i tassi di criminalità più alti sono Torino, Milano, Roma e Napoli, in particolare per i reati predatori. Se gli omicidi in generale continuano a contrarsi, reati come truffe online, truffe agli anziani, consumo e spaccio di droghe mostrano tendenze crescenti.
Al termine della presentazione, il prefetto Filippo Dispenza ha consegnato le pergamene agli studenti del master in Criminologia e Diritto Penale, a conclusione di un’attività di ricerca che dal 2010 analizza e fotografa l’andamento dei fenomeni criminali nelle grandi aree urbane italiane.
Articolo pubblicato il giorno 13 Giugno 2025 - 19:34