Napoli – Un’ombra inquietante si allunga sulla morte di Luca Canfora, il costumista del film Parthenope di Paolo Sorrentino, deceduto due anni fa a Capri durante le riprese della pellicola del regista premio Oscar.
La Procura di Napoli, con il sostituto procuratore Silvio Pavia, ha aperto una nuova pista investigativa: accanto alle ipotesi di suicidio e incidente, prende corpo la possibilità di un omicidio a seguito di un’aggressione.
Una svolta che rimescola le carte di un caso che, sin dall’inizio, ha suscitato dubbi e interrogativi. Il corpo di Canfora, professionista stimato nel mondo del cinema, fu ritrovato il 1° settembre 2023 nelle acque sotto i Giardini di Augusto, a Capri, il giorno successivo alle riprese di una scena cruciale del film: il suicidio del fratello della protagonista.
La prima autopsia aveva evidenziato fratture che la famiglia del costumista, in particolare il fratello Giuseppe, ha ritenuto incompatibili con una caduta da un’altezza di decine di metri, considerando anche la corporatura robusta di Luca. Questo elemento, unito ad altre anomalie, ha spinto i familiari a presentare un esposto, chiedendo ulteriori approfondimenti.
Le indagini, che inizialmente oscillavano tra l’ipotesi di un gesto volontario e quella di un tragico incidente, hanno preso una nuova direzione grazie alla seconda autopsia, eseguita all’inizio di marzo 2025, e a un sopralluogo effettuato il 22 maggio scorso sull’isola, con la partecipazione di un perito nominato dal pubblico ministero.
L’ipotesi dell’aggressione si fa sempre più strada
I risultati di questi accertamenti hanno rafforzato l’ipotesi di un’aggressione fatale, aprendo scenari inquietanti. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza, analizzate dagli inquirenti, mostrano Canfora entrare nei Giardini di Augusto il giorno delle riprese, ma non uscirne.
Il giorno dopo, il suo corpo fu avvistato da un canoista nelle acque sottostanti.
Giuseppe Canfora, assistito dall’ex comandante del Ris di Parma Luciano Garofano in qualità di consulente di parte, ha sempre respinto con fermezza l’ipotesi del suicidio.
Durante un’audizione presso la Squadra Mobile di Napoli, lo scorso 18 febbraio, ha ribadito le sue perplessità sulle fratture costali rilevate nella prima autopsia, giudicate troppo lievi per una caduta da un’altezza così elevata. “Mio fratello non si sarebbe mai tolto la vita”, ha dichiarato Giuseppe, sottolineando la personalità solare e il successo professionale di Luca, che non presentava segnali di disagio psicologico.
La Procura, accogliendo le istanze della famiglia, ha deciso di prorogare le indagini per fare luce su un caso che si fa sempre più complesso. Gli inquirenti stanno ora vagliando ogni dettaglio, dalle immagini delle telecamere agli elementi emersi dalla seconda autopsia, per ricostruire le ultime ore di vita di Canfora.
La possibilità di un’aggressione, che avrebbe potuto culminare in un omicidio, aggiunge un tassello drammatico a una vicenda che tiene col fiato sospeso il mondo del cinema e l’opinione pubblica.
Resta da chiarire cosa sia accaduto in quei momenti fatali nei Giardini di Augusto. La famiglia di Luca Canfora attende risposte.
Articolo pubblicato il giorno 24 Giugno 2025 - 18:21