Boscoreale – “Tu lavori e ci devi pagare”. Così, con tono intimidatorio e attraverso una videochiamata dal carcere di Poggioreale, sarebbe arrivata la richiesta estorsiva da parte di due presunti affiliati al racket, che pretendevano 50mila euro dal titolare di una tabaccheria di Boscoreale.
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Uno dei due era detenuto, l’altro faceva da intermediario all’esterno. Entrambi sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa ieri, con le accuse di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Per il detenuto, si aggiunge anche l’accusa di utilizzo illecito di telefono cellulare in carcere.
I fatti risalgono al 14 febbraio 2025. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della stazione di Boscoreale, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Salvatore Ciro Crescentini, 20 anni, si era presentato nella tabaccheria con un pretesto.
Una volta fuori, aveva chiesto al titolare di ascoltare “una imbascìata”. A quel punto, aveva avviato una videochiamata dal proprio cellulare: sullo schermo sarebbero comparsi Nunzio Della Ragione, 38 anni, detenuto a Poggioreale, e un altro recluso ancora da identificare.
Il messaggio era inequivocabile: «Tu lavori e ci devi dare i soldi». La cifra richiesta era di 50mila euro, da versare in due tranche: 25mila subito e i restanti il giorno dopo. In caso contrario, la minaccia: «Ti spariamo nelle gambe».
Il 16 febbraio incendio alla tabaccheria
Due giorni dopo, il 16 febbraio, l’intimidazione si sarebbe trasformata in un atto incendiario: la tabaccheria è stata data alle fiamme. Le telecamere di sorveglianza della zona hanno immortalato due giovani, con il volto coperto, mentre cospargevano di liquido infiammabile l’ingresso dell’attività e appiccavano il fuoco, prima di darsi alla fuga. L’incendio non è al momento formalmente contestato agli indagati, ma il gesto ha rafforzato il quadro intimidatorio ricostruito dagli investigatori.
Gli arresti di Della Ragione e Crescentini rappresentano un nuovo allarme sul fenomeno delle estorsioni orchestrate anche dall’interno delle carceri, grazie all’uso illecito di dispositivi elettronici. Un contesto in cui il metodo mafioso continua a esercitare pressione sul tessuto economico locale, tentando di imporsi con la forza della paura.
Articolo pubblicato il giorno 13 Giugno 2025 - 06:23