Fingevano di essere carabinieri o avvocati, con una messinscena ben collaudata che faceva leva sulla paura e sull’emotività delle loro vittime: anziani soli, spesso disorientati, sempre indifesi. Sei persone, ritenute membri di un’organizzazione criminale con base in Campania, sono state colpite da misure cautelari emesse dal gip di Verbania dopo un’indagine capillare dei carabinieri del comando provinciale. Per due di loro si sono aperte le porte del carcere, mentre altri due si trovano agli arresti domiciliari e gli ultimi due sono sottoposti all’obbligo di firma.
L’indagine è partita lo scorso settembre dopo alcune truffe a Domodossola, nel Verbano-Cusio-Ossola. Da lì, i militari hanno ricostruito 23 episodi in otto diverse regioni, tra Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Lazio, Puglia, Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Calabria. Il modus operandi era sempre lo stesso: una telefonata allarmante, spesso da parte di un sedicente carabiniere o avvocato, che avvertiva la vittima di un presunto incidente coinvolgente un parente. La richiesta era immediata: soldi o gioielli per “sistemare tutto”.
A orchestrare il sistema erano i “telefonisti”, due uomini residenti a Napoli, identificati come i vertici del gruppo. Le “batterie operative”, composte da altri quattro individui provenienti da Caivano, Aversa e Grumo Nevano, partivano ogni giorno alla volta di nuove città in cerca di bersagli. Durante le operazioni, due membri sono stati arrestati in flagranza a Latina e Modena, con in tasca 2000 euro in contanti e mezzo chilo d’oro in gioielli appena sottratti.
Articolo pubblicato il giorno 13 Maggio 2025 - 11:12