

Napoli – Si è spento come era vissuto: tra sbarre e silenzi. Francesco Mallardo, detto "Ciccio 'e Carlantonio", lo storico boss di Giugliano e pilastro dell'Alleanza di Secondigliano, è morto oggi in una clinica dell'Emilia-Romagna, dove era ricoverato da tempo per il precipitare di una grave malattia.
A confermare il decesso, avvenuto in regime di carcere duro (41 bis), sono stati i suoi legali. Con lui se ne va l'ultimo patriarca di un'impero criminale che per decenni ha insanguinato la provincia nord di Napoli.
Dalla cella all'obitorio: Mallardo, 67 anni, era detenuto da anni nel circuito di massima sicurezza, isolato dal mondo ma mai davvero sconfitto.
Il male incurabile: Fonti investigative parlano di un tumore che lo consumava da mesi, mentre i carcerieri lo trasferivano tra ospedali blindati.
L'ultima dimora: È morto lontano dalla sua Giugliano, terra che controllava con pugno di ferro, in una clinica della Pianura Padana scelta per ragioni di sicurezza.
"Ciccio" non era un boss qualunque: fondamenta nell'Alleanza di Secondigliano, l'asse che unisce i grandi cognomi camorristici;
Matrimoni e sangue: i Mallardo sono imparentati con i Licciardi e altre dinastie, tessendo una ragnatela di potere su smaltimento rifiuti, appalti e droga;
Doppio volto: amato dai poveri (con elargizioni e "aiuti") e temuto dai nemici (con esecuzioni esemplari).
In queste ore, a Giugliano e Secondigliano, circola un rispetto funebre. Nessun messaggio minaccioso, nessuna sigla di clan sui muri: solo sguardi bassi e fiumi di parole non dette. "È come se fosse morto un re", mormora un pentito. "Ma oggi i clan non fanno più funerali da re".
Mallardo se ne va senza aver mai parlato, senza aver visto il crollo del suo sistema. Per la giustizia, resta una vittoria dimezzata: vinto dalla malattia, non dalla legge. Mai pentito, mai collaboratore. Simbolo di un vecchio potere della camorra