Omicidio di Pasquale D’Anna sotto gli occhi delle telecamere: killer partito da Pianura

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Napoli- L’omicidio del boss di Pianura, Pasquale D’Anna di ieri mattina in piazzale Tecchio a Fuorigrotta è avvenuto sotto gli occhi delle telecamere.

Gli investigatori della squadra mobile di Napoli, che conducono le immagini sotto il coordinamento della Dda, sono già in possesso del numero di targa sul quale viaggiava il killer solitario. Sarà sicuramente una moto rubata. Ma le strade investigativo e lo scenario di camorra in cui è maturato l’agguato portano tutte a Pianura.

La dinamica dell’agguato

L’omicidio è avvenuto intorno alle 6:40 del mattino, davanti al bar “Bellone” in piazzale Tecchio, noto punto di ritrovo per i giovani della movida notturna. D’Anna si trovava al posto di guida della sua auto, in compagnia di Massimo Aragiusto, 40 anni.

Il killer solitario si è avvicinato avvicinato e ha aperto il fuoco con una pistola calibro 9. D’Anna, colpito al petto e alla testa, ha tentato una fuga disperata mettendo in moto il veicolo, ma è andato a collidere contro alcuni scooter parcheggiati lungo la strada.

Aragiusto, raggiunto da diversi proiettili, è stato gravemente ferito ed è attualmente ricoverato all’ospedale San Paolo, dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico ed è stato dichiarato fuori pericolo di vita. Il killer, in sella alla moto, è riuscito a dileguarsi e far perdere le proprie tracce.

Le indagini sull’agguato

Sul luogo dell’omicidio sono immediatamente intervenuti i carabinieri per i primi rilievi. Il fascicolo d’inchiesta è stato affidato alla Polizia di Stato, con la Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci incaricata delle indagini.

Gli investigatori stanno esaminando le ultime ore di D’Anna, privilegiando l’ipotesi di un agguato legato alla faida tra i reduci del clan Carillo-Perfetto e  le nuove leve del gruppo Santagata che hanno ereditato le piazze di spaccio del gruppo Calone-Esposito-Marsicano, a cui appunto era legato Pasquale D’Anna, e che si contendono il controllo del traffico di stupefacenti a Pianura.

Secondo alcune informative recenti, D’Anna e suo padre gestivano una piazza di spaccio nel quartiere, versando quote mensili al clan dominante nella zona. Non si esclude, tuttavia, che D’Anna possa aver tentato una scalata ai vertici dell’organizzazione mafiosa locale, approfittando dei vuoti di potere creatisi dopo gli arresti dei boss.

Era stato condannato a due anni e otto mesi di carcere in primo grado

D’Anna era noto anche alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che lo aveva arrestato nel 2022 nell’ambito di un’inchiesta sul narcotraffico gestito dai clan locali; successivamente, era stato scarcerato dal Tribunale del Riesame.  Ad ottobre del 2023 era stato condannato a due anni e otto mesi di carcere in primo grado.

La situazione a Pianura, già nota per la sua alta pericolosità, è diventata ancora più instabile dopo il cruento omicidio di Gennaro Ramondino ucciso ad agosto del 2024 dai suoi stessi amici. E poi dato alle fiamme e sotterrato in un terreno al confine con Marano.

Stese, agguati, omicidi e raid intimidatori sono all’ordine del giorno. I nuovi ras non esitano a usare la violenza più efferata per imporre il loro dominio sul territorio. Oltre al controllo delle piazze di spaccio, i giovani criminali mirano a estorcere denaro ai commercianti e a imporre il pizzo a chi gestisce il traffico di droga.

L’Alleanza di Secondigliano sta cercando di infiltrarsi nel tessuto criminale di Pianura, aggiungendo un ulteriore elemento di instabilità. Le vecchie alleanze tra i gruppi rivali potrebbero essere stravolte da nuovi ingressi e cartelli inediti.

Pasquale D’Anna, un destino segnato dalla violenza

Non era la prima volta che Pasquale D’Anna si trovava nel mirino. Nell’estate del 2020, il presunto capopiazza di via Torricelli fu vittima di un agguato dai contorni ancora oggi poco chiari. La notte del 7 agosto, mentre si trovava in compagnia di Davide De Luca – figura nota alle forze dell’ordine per i suoi legami con gli ambienti criminali della “44” del rione Traiano – un commando di sicari entrò in azione all’interno della Galleria Laziale.

Entrambi rimasero feriti, ma riuscirono a sopravvivere senza riportare gravi conseguenze. La loro versione dei fatti? Un tentativo di rapina di Rolex finito nel sangue. Un racconto che, sin da subito, suscitò non pochi dubbi tra gli investigatori.

Gli inquirenti ipotizzarono che dietro il raid si celasse un regolamento di conti legato al traffico di stupefacenti, la stessa pista che ora potrebbe spiegare il delitto avvenuto ieri mattina in piazzale Tecchio. Un omicidio che, secondo le prime ricostruzioni, potrebbe rappresentare l’ennesimo capitolo di una faida ancora in corso.

 

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 3 Marzo 2025 - 07:27

Giuseppe Del Gaudio

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d'azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: "lavorare fa bene, il non lavoro: stanca"

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Giuseppe Del Gaudio

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