Un sistema fraudolento articolato tra Slovacchia, Ungheria, Belgio e Lettonia, con un passaggio solo fittizio per Napoli, ha permesso di evadere 100 milioni di euro di IVA su polimeri destinati alle industrie chimiche di Piemonte, Lombardia e Toscana.
L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza di Torino e coordinata dalla Procura Europea (EPPO), ha portato all’arresto di 13 persone (6 in carcere e 7 ai domiciliari) e all’iscrizione nel registro degli indagati di 52 soggetti. Disposto inoltre il sequestro preventivo, anche per equivalente, di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 100 milioni di euro nei confronti di 15 persone e 13 imprese.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, una rete di società cartiere create da indagati residenti tra Napoli, Casalnuovo, Casoria e Massa di Somma serviva per far transitare, solo sulla carta, polimeri acquistati dall’Est Europa. Il meccanismo consentiva alle aziende del Centro-Nord di risparmiare sul pagamento dell’IVA. Il giro d’affari, tra il 2018 e il 2023, ammonta a 500 milioni di euro, con fatture per operazioni inesistenti.
Il mancato versamento dell’IVA avveniva proprio nelle aziende “filtro” del Napoletano, amministrate da prestanome, prive di strutture operative e personale, ma capaci di movimentare ingenti somme, aumentando i profitti delle imprese finali.
L’inchiesta ha visto la cooperazione delle forze di polizia slovacche, belghe, lettoni e ungheresi, che ieri hanno eseguito perquisizioni e sequestri all’estero. In Italia, circa 100 finanzieri del Nucleo PEF di Torino, con il supporto del Nucleo Speciale Privacy e Frodi Tecnologiche e del Comando Provinciale di Napoli, hanno eseguito gli arresti e le perquisizioni, con l’ausilio di unità cinofile “cash dog” per la ricerca di denaro contante.
L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Nola, contesta agli indagati i reati di associazione a delinquere, frode IVA, emissione e utilizzo di fatture false, omessa dichiarazione e indebite compensazioni fiscali. L’indagine conferma il ruolo cruciale delle aziende napoletane nel meccanismo fraudolento, un sistema che ha danneggiato lo Stato italiano e l’Unione Europea per un importo record.
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