ALTAMURA – “Voi siete i nostri numeri 10, grazie per tutto quello che fate”. Con queste parole, Lea Martimucci, sorella di Domenico, il giovane calciatore ucciso il 5 marzo 2015 ad Altamura da un’esplosione in una sala giochi, ha voluto esprimere la sua gratitudine nei confronti del procuratore capo di Bari, Roberto Rossi, e degli inquirenti che hanno condotto all’arresto di Nicola Centonze e Nicola Laquale.
I due uomini, secondo l’accusa, avrebbero rispettivamente coordinato l’attentato e fornito l’ordigno che strappò la vita a Domenico Martimucci, 27 anni. Durante la conferenza stampa che ha annunciato la svolta nelle indagini, Lea Martimucci, fondatrice dell’associazione Noi siamo Domi, ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro svolto dalle forze dell’ordine.
“Questi uomini e queste donne, nel silenzio, continuano a salvaguardare le nostre vite e il nostro futuro. La giustizia prima o poi arriva. Sono i nostri numeri 10, proprio come lo era mio fratello in campo”. In questi dieci anni, la famiglia Martimucci ha dovuto affrontare un dolore incancellabile, ma ha trovato la forza di trasformarlo in impegno per la comunità.
“Ogni giorno per noi è il 5 marzo, ma ci svegliamo con un obiettivo: non possiamo cambiare il mondo da soli, ma possiamo farlo insieme alla nostra associazione, alla famiglia e agli uomini dello Stato”, ha dichiarato Lea, sottolineando il peso che la criminalità organizzata continua ad avere sul territorio.
Altamura, secondo la giovane attivista, ha vissuto un “prima e un dopo Domi”, segnando un cambiamento visibile nella lotta alla mafia. “Sappiamo che la mafia esiste e si rigenera, ma noi ci siamo e vogliamo essere sentinelle sul territorio, insieme agli uomini dello Stato, per arginare questo fenomeno e dare speranza ai ragazzi”. Infine, un pensiero al fratello, che continua a essere una guida anche nel ricordo: “Sono sicura che adesso Domi sta ridendo e sarà orgoglioso di ciò che stiamo facendo”.
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