Raiz
Il cantante Raiz, storico frontman degli Almamegretta e apprezzato interprete nella serie televisiva “Mare Fuori”, si racconta in vista di un’importante performance musicale.
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Il 20 gennaio sarà protagonista all’Auditorium Parco della Musica di Roma con un’esibizione speciale, affiancato dai migliori studenti dei conservatori di Frosinone, L’Aquila, Latina, Perugia, Benevento e Terni, insieme ai musicisti del Parco della Musica Ensemble diretti da Tonino Battista. Al centro del concerto, un omaggio al compositore britannico Gavin Bryars e alla sua celebre opera “Jesus’ Blood Never Failed Me Yet”.
“Ho fatto molto come attore e sono soddisfatto, ma mi piacerebbe un ruolo importante, magari da coprotagonista, per mettermi alla prova e dimostrare a me stesso di poterlo fare”, spiega Raiz. “Un attore deve essere pronto a tutto, ma mi affascinerebbe un film a sfondo sociale, anche per la mia storia come cantante. Più che il progetto in sé, mi entusiasma l’idea di guadagnare fiducia e passare più tempo sul set”.
Con una carriera musicale trentennale, 11 album con gli Almamegretta, quattro lavori solisti e un recente omaggio a Sergio Bruni nel 2023, Raiz si sente pronto per nuove sfide. “Ogni volta che incontro Paolo Sorrentino gli dico, anche scherzando, che vorrei partecipare a uno dei suoi film. Chissà, magari un giorno accadrà”.
Nel concerto romano, Raiz interpreterà la versione orchestrale di “Jesus’ Blood Never Failed Me Yet”, un brano nato negli anni Settanta dalla registrazione della voce di un senzatetto che ripeteva incessantemente un verso di fede. “È un mantra che crea un effetto onirico ed estatico”, spiega il cantante, “ispirato alla musica di John Cage. È una sfida impegnativa, soprattutto oggi, in un’epoca in cui l’attenzione media dura appena 30 secondi”.
L’opera richiama l’attenzione sulla figura del marginale, spesso ricorrente nelle tradizioni cabalistiche e nel folklore ebraico. “L’emarginato può rivelarsi un profeta. Si dice: ‘Se un barbone ti chiede un favore, fallo, potrebbe essere il Messia’. Questo tema mi ha sempre affascinato e lo ritrovo anche in una canzone del nostro primo disco, Animamigrante, che raccontava la storia di un senzatetto”.
“Non serve essere credenti per cantare un pezzo del genere”, dice Raiz, che si definisce ebreo e credente. “Credo che il mondo si muova secondo una logica, che tutto sia concatenato”.
Con un passato ricco di esperienze tra musica, teatro e televisione, Raiz riflette sul suo percorso: “Sono felice. Ho fatto quello che volevo, ho detto no a ciò che non mi interessava, e ho avuto il privilegio di lavorare sia nella musica sia nel cinema”. E sul futuro? “Cercherò di portare avanti entrambe le cose. Spero che il mondo del cinema e del teatro mi coinvolga in nuovi progetti. Io, intanto, continuerò a provarci”.
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