Il Presidente della Repubblica chiude il consueto incontro organizzato da Comunione e Liberazione con un discorso che ha toccato temi come la diversità, l’integrazione, il bene comune, la guerra e il futuro delle giovani generazioni.
La chiave di lettura del discorso del Presidente Mattarella è stato il valore dell’amicizia, tema principale della kermesse di Comunione e Liberazione.
Il Presidente ha affermato che: “Il crescere dell’amicizia fra le persone, è quel che ha caratterizzato il progresso dell’umanità. L’amicizia, come vocazione – incomprimibile – dell’uomo. Vi è una circostanza, che richiama l’attenzione.
Ogni volta che, l’umanità, si è trovata di fronte al baratro – è accaduto con le due guerre, mondiali, novecentesche – ha trovato, dentro di sé, le risorse morali per ripartire, per costruire un mondo diverso, in cui, il conflitto, lasciasse posto all’incontro.
Per immaginare, e progettare, il futuro insieme. E se, questa prospettiva, è naufragata nel decennio, iniziato quasi alla metà degli anni venti, proprio per difetto di sentimenti di solidarietà e di reciproca disponibilità tra i popoli, ha avuto successo, negli anni Quaranta e Cinquanta, per la comunità internazionale, con il dar vita alle Nazioni Unite, e con l’avvio della integrazione d’Europa”.
Il Presidente ha poi continuato il suo discorso con interrogativi che mettono in evidenza temi come l’inclusività, la diversità e gli errori che si possono commettere ai danni della società e della sua stessa sopravvivenza: “Vorrei che ci interrogassimo. Su cosa si fonda, la società umana; la realtà nella quale ciascuno di noi è inserito: è il carattere dello scontro?
È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l’ostilità verso il proprio vicino, il proprio lontano? È la contrapposizione tra diversi? O è, addirittura, sul sentimento dell’odio, che si basa la convivenza tra le persone? Se avessimo risposto affermativamente, anche, soltanto, a una di queste domande, con ogni probabilità, il destino dell’umanità si sarebbe condannato da solo”.
Il Presidente ha inoltre aggiunto che: “L’aspirazione, non può essere, quella, di immaginare che l’amicizia unisca soltanto coloro che si riconoscono come simili. Al contrario. Se così fosse, saremmo sulla strada della spinta alla omologazione, all’appiattimento.
L’opposto, del rispetto delle diversità; delle specificità proprie a, ciascuna, persona. Non a caso, la pretesa della massificazione, è quel che ha caratterizzato, ideologie e culture, del Novecento, che hanno portato alla oppressione dell’uomo sull’uomo”.
Particolare attenzione è stata poi posta sul tema delle politiche migratorie “occorre percorrere strade diverse. Se non se ne avverte il senso di fraternità umana, per una miglior sicurezza” ha spiegato il capo dello Stato.
“Una pace giusta, non può dimenticare il dramma dei profughi. I fenomeni migratori vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere”. Il Presidente ha poi aggiunto che “Occorre un impegno, finalmente concreto e costante, dell’Unione europea” e “sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori”.
E ancora: “È necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il, crudele, traffico di esseri umani (…) la prospettiva, e la speranza di venire, senza costi e sofferenze disumane, indurrebbe ad attendere turni di autorizzazione legale”.
Marco Barbato
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