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Unidroit, cento anni con lo sguardo all’Africa

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Sguardo rivolto all’Africa con l’avvicinarsi del centenario e impegno a contribuire, con strumenti e garanzie per contratti commerciali e investimenti, al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda 2030: è la scelta di Unidroit, organizzazione multilaterale nata a Roma nel 1926.

A oggi gli Stati membri sono 65 ma questo numero, da solo, non dice tutto. “I Paesi aderenti rappresentano insieme i tre quarti della popolazione del mondo e addirittura il 90 per cento del Prodotto interno lordo del pianeta” sottolinea Ignacio Tirado, il segretario generale di Unidroit. Gli Stati africani membri sono solo quattro, anche se di peso da un punto di vista economico, demografico, storico: Sudafrica, Nigeria, Egitto e Tunisia. Tirado parte da qui tracciando un bilancio dell’ultima edizione dell’International Program for Law and Development, corsi di formazione che per tre settimane, dal 19 giugno, hanno portato a Roma 22 giuristi originari di 17 Paesi del continente.

A partecipare sono stati giudici, avvocati di Stato ed estensori di testi legislativi provenienti da regioni e realtà molto differenti tra loro, dall’Algeria o dalla Tanzania, dal Burkina Faso o dalla Nigeria, dal Malawi o dal Ghana.

In primo piano, nelle loro riflessioni, le potenzialità dei principi e degli strumenti di diritto privato e commerciale messi a disposizione da Unidroit. Secondo Diana Nkatha Kanyuithia, avvocato al lavoro con il ministero dell’Agricoltura e dell’allevamento del Kenya, “il moltiplicarsi di opportunità e contratti nel settore primario rappresenta una sfida”, che bisogna saper affrontare con le competenze necessaria. “Queste tre settimane insieme sono state anche un dialogo ‘panafricano'”, aggiunge la giurista: “I partecipanti si sono confrontati su realtà e problemi con dimensioni allo stesso tempo locali e internazionali”.

Rilancia Salim Said Salim, direttore dell’Istituto somalo per lo sviluppo e l’analisi della ricerca nonché consulente legale del governo di Mogadiscio sui progetti finanziati dalla Banca mondiale: “Ci sono nuove occasioni, anche relative a progetti infrastrutturale, che il nostro Paese, dopo un conflitto civile durato decenni, non può permettersi di perdere”. A evidenziare le potenzialità dei principi di Unidroit anche Trudie Nichols, avvocato sudafricano: “Progetti di formazione come questi possono avere ricadute importanti, fornendo ai giuristi nuovi strumenti a supporto di scelte che siano vantaggiose e tutelanti per i loro Paesi”.

La tesi, nella prospettiva di Unidroit, è che l’unificazione del diritto privato e commerciale a livello internazionale, intesa come armonizzazione e modernizzazione, possa essere fattore di sviluppo. “Il centenario della fondazione della nostra organizzazione nel 2026 sarà una tappa verso l’Agenda 2030” riprende Tirado. “Come comunità internazionale saremo chiamati a verificare ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare anche a livello di accesso al credito e di opportunità per le piccole e le medie imprese con valore sociale, a cominciare dal comparto agricolo, una priorità di Unidroit”.

Alle tre settimane di corsi in presenza a Roma si sono affiancate esperienze virtuali, con classi di giuristi in collegamento streaming in Camerun, Tanzania, Kenya e Algeria. “Un modo per moltiplicare partecipazioni e presenze”, commenta Marco Nicoli, direttore dell’International Program for Law and Development. “Di sicuro”, aggiunge a chiusura dei corsi, guardando all’Africa e a quel che sarà, “questo è solo l’inizio di un viaggio”.


Articolo pubblicato da A. Carlino il giorno 13 Luglio 2023 - 14:45


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