L’Aspartame, dolcificante comunemente utilizzato da circa quarant’anni in migliaia di prodotti di consumo quotidiano in tutto il mondo, è stato dichiarato “possibile cancerogeno”.
L’annuncio – del Centro Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), l’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) responsabile di elencare le cause del cancro – aggiunge un peso decisivo alla controversia che accompagna questa sostanza chimica da diversi decenni.
L’Aspartame, che può essere identificato anche con il codice “E951” sul retro dei prodotti, è stato inserito nel Gruppo 2B della classificazione Iarc, insieme ad altri 322 agenti con effetti e origini diverse come i contraccettivi progestinici, la benzina, il clordecone e l’aloe vera. Si tratta del terzo livello di gravità, dopo i “probabili” cancerogeni come la carne rossa o il glifosato e le sostanze classificate come cancerogene per l’uomo, come l’alcol o il tabacco.
In pratica, questo significa che il livello di evidenza scientifica non è ancora sufficiente per classificare definitivamente l’Aspartame come cancerogeno, ma che esistono seri segnali. Venticinque esperti indipendenti hanno esaminato un patrimonio di 1.300 studi scientifici pubblicati negli ultimi anni sull’Aspartame.
Quelli che hanno esaminato i meccanismi d’azione della sostanza sull’organismo hanno individuato prove di stress ossidativo, infiammazione cronica o assunzione di nutrienti, ma non sono stati considerati conclusivi per quanto riguarda la sua genotossicità, cioè la sua capacità di generare danni irreversibili al genoma.
Per quanto riguarda gli esperimenti sugli animali, alcuni studi, in particolare quelli condotti dall’Istituto Ramazzini in Italia, hanno evidenziato un aumento dell’incidenza di tumori nei topi e nei ratti che consumano alte dosi di Aspartame.
Questa evidenza è considerata “limitata” dagli esperti a causa di alcuni pregiudizi negli studi. Infine, tre studi epidemiologici condotti in Europa e negli Stati Uniti hanno stabilito un legame con un aumento del rischio di cancro al fegato, più specificamente di carcinoma epatocellulare, nei consumatori abituali di bevande addolcite artificialmente.
Anche in questo caso, il livello di evidenza è stato giudicato “limitato”, a causa del numero insufficiente di studi.
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