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Grazie al progetto di Cassa delle ammende, da ottobre dello scorso anno ad oggi, 32 detenuti (26 uomini e 6 donne) senza fissa dimora, in Campania, hanno potuto accedere alle misure alternative al carcere grazie all’accoglienza assicurata da alcune associazioni di volontariato.
E’ quanto emerso dall’incontro tra il Garante Regionale dei detenuti Samuele Ciambriello e le associazioni vincitrici del progetto di Cassa delle ammende riguardante l’accoglienza di detenuti senza fissa dimora; un incontro sul quale si è fatto il punto sulle criticità riscontrate e sulle buone prassi ancora da seguire.
Gli enti “Cooperativa Less” (Napoli), “Migranti senza frontiere Onlus” (Salerno), “Cooperativa San Paolo” (Salerno), “Croce Rossa Italiana” (Comitato Napoli nord – Casoria), “Cooperativa L’uomo ed il legno” (Melito di Napoli), “Cooperativa Il Melograno” (Benevento), “Associazione Generazione Libera” (Caserta), “Associazione di promozione sociale Tarita” (Sant’Egidio del Monte Albino), da ottobre 2020, hanno accolto in totale 32 detenuti.
“Sono grato alle cooperative e alle associazioni che hanno svolto un lavoro encomiabile accogliendo i diversamente liberi con non poche difficolta’: le aree educative, talvolta, non hanno mostrato totale collaborazione alla partecipazione dei detenuti in queste case di accoglienza. In non pochi casi erano anche detenuti/e con problemi sanitari e psichici. I posti e i finanziamenti per le unita’ abitative erano in totale per 65 detenuti/e, ma con mia somma meraviglia sono arrivate dalle carceri meno richieste, nonostante fossero previsti anche dei posti riservati alle detenute madri con figli”, ha detto il Garante Regionale dei detenuti Samuele Ciambriello.
“Questo periodo transitorio di accoglienza e di inclusione, non è stato vissuto solo da detenuti immigrati spesso irregolari, ma anche da italiani che in carcere non ricevevano visite dai propri congiunti o che erano stati allontanati dal nucleo abitativo. Mi auguro che Cassa ammende – ha concluso – possa riservare ulteriori finanziamenti per questa tipologia di progetto, perché il detenuto senza fissa dimora una volta raggiunto il fine pena, e quindi fuori dal carcere, se non seguito a dovere, rischia di entrare nel circolo della criminalità o diventa recidivo”.
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