Le cosche sono pronte a sfruttare ‘l’affare pandemia’: a dirlo, in un’intervista a Repubblica, è il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, Che avverte: “Bisogna essere rigorosi per impedire ad ogni costo che la criminalità organizzata possa avvantaggiarsi della crisi. I clan non devono toccare neppure un euro”. Sugli appalti, “in questa fase di pandemia, bisogna garantire anche allo Stato la possibilità di agire con velocità. Ma i controlli ci sono e sono ugualmente approfonditi”.
I clan cercano di infiltrarsi “innanzitutto nel campo dei dispositivi di protezione individuale e delle forniture. Poi ci sono quelli tradizionali come la partecipazione agli appalti e l’infiltrazione nelle onoranze funebri. A volte soggetti contigui a organizzazioni mafiose hanno acquistato rilevanti quantitativi di dispositivi di protezione costituendo società ad hoc all’estero, in Paesi nei quali è difficile avere una collaborazione con le nostre autorità. Ma non sono gli unici casi, naturalmente.
Ad esempio è avvenuto che un soggetto vicino a organizzazioni mafiose aveva importato dalla Cina milioni di euro di dispositivi di protezione. Il prezzo era quasi vicino a quello di vendita in Italia. In questo modo, l’acquisto appariva quasi come una forma di trasferimento di disponibilità finanziarie all’estero piuttosto che un vero e proprio business legato all’emergenza Covid 19”.
Anche sul fronte vaccini, il magistrato sottolinea: “Parlo in generale e non di indagini specifiche. Ma posso dire che, certamente, ci sono approfondimenti sulle importazioni. Le operazioni che avvengono a prezzi di gran lunga inferiori o di gran lunga superiori sono tra quelle che vengono sottoposte a verifica. Questo è uno dei meccanismi per smascherare trasferimenti di denaro all’estero o acquisti per immettere grandi quantità di dispositivi o altro sul mercato”.
Sul dibattito politico in corso sul codice degli appalti, Cafiero de Raho spiega: “Non è pensabile che il controllo di legalità possa essere escluso, è vero però che deve essere spinta al massimo la capacità di operare con immediatezza in un momento come questo. Se si dovesse esplicare appieno il controllo antimafia previsto solitamente negli appalti, il sistema subirebbe un rallentamento che oggi non appare compatibile con le esigenze di urgenza. Ciò nonostante, il monitoraggio è in corso da un anno ed è estremamente approfondito”.
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