foto di repertorio
L’accusa a carico del primario del Reparto di Unità funzionale di Chirurgia generale e Chirurgia oncologica presso la “Casa di cura Tortorella”, e di un medico chirurgo impegnato nello stesso reparto, è di plurimi omicidi colposi. Entrambi sono stati raggiunti oggi da un’ordinanza emessa dal gip di Salerno, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura salernitana, ed eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Salerno.
Nei confronti del primario, Carmine Napolitano, è stata eseguita la misura degli arresti domiciliari, mentre nei confronti del chirurgo Marco Clemente è stata eseguita la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’ufficio di medico e della sospensione dall’esercizio della professione presso qualsiasi struttura sanitaria pubblica o convenzionata.
Un modus operandi “spregiudicato” e una gestione “imprudente” dei pazienti da parte del primario del reparto di Chirurgia generale e chirurgia oncologica Carmine Napolitano, assunto a novembre 2017, e di Marco Clemente, assunto quale medico chirurgo nello stesso reparto e nella stessa data. Ci sarebbe questo dietro l’anomalo incremento di decessi verificatisi nella “Casa di cura Tortorella” di Salerno tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, oggetto di segnalazioni che hanno fatto scattare le indagini dei Carabinieri, coordinati dalla Procura salernitana.
Le indagini sono culminate oggi nell’esecuzione di un’ordinanza del gip applicativa.
Dalla verifica della documentazione sanitaria riguardante alcuni pazienti ricoverati nella clinica e dall’ascolto di alcuni dei medici operanti è emerso lo “spregiudicato modus operandi del neo assunto chirurgo”, circostanza che ha portato a un approfondimento delle indagini. La Procura di Salerno ha acquisito le cartelle cliniche e disposto l’esecuzione di cinque autopsie, contemporaneamente ha conferito un incarico di consulenza finalizzato alla ricostruzione e all’analisi comparativa dell’attività di ricovero e ambulatoriale della Casa di Cura Tortorella spa di Salerno tra il 2016 e il 2017 e il periodo successivo: ne è emerso un aumento di ricoveri per alta specialità chirurgica, secondo un andamento costantemente crescente e successivo alla presenza del nuovo direttore di reparto.
Dallo studio di 83 cartelle cliniche è risultato come, a fronte dell’aumento delle prestazioni e, sottolinea la Procura di Salerno, “degli utili”, la scelta di politica aziendale non fosse coincisa con il miglioramento delle prestazioni sanitarie. Anzi, lo scenario portava a porre in dubbio le effettive capacità del chirurgo e della sua equipe, in particolare del suo assistente Marco Clemente, al quale la Procura riconosce “un ruolo attivo e co-decisionale nella scelta e attuazione dei trattamenti terapeutici”. Secondo l’analisi effettuata collegio di periti nominati dalla Procura, gli indagati optavano “in maniera superficiale per scelte terapeutiche rischiose e sproporzionate, violando reiteratamente i protocolli di sala operatoria e mantenendo lo stesso contegno di assoluta imprudenza anche nelle fasi successiva all’esecuzione di interventi chirurgici ad alta percentuale di rischio di complicanza post operatoria”.
La Procura ha raccolto a carico dei sanitari indagati “plurime contestazioni di omicidio colposo” contestando “di aver eseguito una serie di interventi chirurgici ad alto rischio di complicanza, totalmente demolitivi e inutili a fronte di malattie oncologiche in avanzata stadiazione”. Viene inoltre contestato un secondo gruppo di interventi “caratterizzato dalla imperizia nella fase esecutiva e dalla totale negligenza nella gestione della fase post operatoria, con omissione dei prescritti controlli e indagini diagnostiche a fronte dell’evidente insorgenza di complicanze”. Le ipotesi di lesioni colpose, pur emerse dalla disamina delle cartelle, “non sono allo stato procedibili per difetto di querela”, fa sapere la Procura di Salerno.
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