Positivo l’incontro via web col ministero della Salute del direttore del reparto di Chirurgia plastica dell’azienda universitaria ospedaliera Federico II di Napoli Francesco D’Andrea, dove si è posta all’attenzione dei rappresentanti del ministero della salute la richiesta che il titolo di specializzazione sia il requisito necessario per svolgere l'attività di chirurgo plastico, portando avanti il discorso di applicare le regole del pubblico anche nel privato.
«L’esito della riunione è stato molto positivo - commenta D’Andrea - lo staff del ministero si è preso del tempo per approfondire l'argomento e trovare soluzioni percorribili per colmare una carenza di regole nella libera professione che riguarda tutte le specialità compresa la nostra e ha fissato un prossimo incontro a gennaio. Sono certo così troveremo una soluzione al problema».
LA RICHIESTA
«Il primo risultato l’ho ottenuto, un confronto cioè con il ministero della Salute guidato da Roberto Speranza. Sono in attesa ora della risposta del ministro dell’Università Gaetano Manfredi, perché sono i due rappresentanti del Governo che di concerto possono trovare una soluzione a questa problematica», rimarca D’Andrea, che aveva scritto pochi giorni fa una lettera indirizzata ad entrambi i ministri con una richiesta specifica: l’introduzione di regole che prevedano l’obbligo del titolo di specialista per lo svolgimento dell’attività medica e chirurgica in ambito di libera professione.
LA NORMATIVA
Lo svolgimento dell’attività medica specialistica in Italia è regolata in maniera diversa nell’ambito della sanità privata e pubblica.Potrebbe interessarti
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L’APPELLO
Da qui l’appello di D’Andrea alle istituzioni: «Questa situazione configura una disomogeneità tra sanità privata e pubblica a scapito della salute del cittadino. Sarebbe perciò opportuno recepire i regolamenti vigenti per lo svolgimento dell’attività pubblica nell’ambito privato dando il giusto valore allo strumento delle scuole di specializzazione, che formano specialisti nei vari settori della medicina, onde evitare improvvisazione e conseguenti danni ai cittadini». Improvvisazione che si verifica con altissima frequenza nel settore della chirurgia plastica, «dove per puri fini di lucro medici non specialisti o di altre branche si improvvisano chirurghi plastici, a danno della categoria e del cittadino con gravi conseguenze per la salute». «Sarebbe auspicabile che i ministeri dell’Università e della Salute rendessero dunque obbligatorio il titolo di specialista nel settore o settore affine o equipollente anche nello svolgimento della professione privata, semplicemente applicando le regole che già esistono nel servizio pubblico», conclude D’Andrea.





